Il Governo Renzi dice la sua anche su questo tema, ben cosciente che se nel 2010 le risorse destinate al MOF erano di quasi un miliardo e mezzo di euro, quelle rimaste utilizzabili per le attività in favore degli alunni sono diventate quest’anno meno di mezzo miliardo.
Insomma non si può attingere al MoF per bisogni svariati e assottigliarlo sempre più, com’è accaduto negli ultimi anni. Renzi appare ben consapevole che, se non si interviene, il MOF avrà da oggi in poi – “a regime” come si dice in gergo ministeriale – solamente 689 milioni di euro. Stessa sorte è toccata alle risorse della Legge 440. Sono passate dai 93 milioni del 2012, ai 78 nel 2013, ai circa 20 milioni attuali. Anche qui, perché quest’anno in particolare 39 milioni sono stati usati per recuperare le posizioni economiche del personale Ata e altri 20 milioni sono serviti negli ultimi mesi per affrontare il problema di circa 11 mila esuberi di addetti alle pulizie delle scuole (ex Lsu).
Tutti intenti nobili, per ragioni principalmente occupazionali, o l’adeguamento degli scatti e degli arretrati stipendiali dei docenti, ma che di fatto tolgono risorse destinate agli alunni.
Occorre dunque ripartire dal MOF. Come? Renzi spiega che bisogna stabilizzare le risorse destinate al MOF su dei livelli congrui ed evitare che esse siano dirottate all’interno del sistema scolastico su altre finalità, ugualmente degne, ma non strettamente legate al miglioramento dell’offerta formativa. È un atto di onestà intellettuale ed è necessario per permettere alle scuole e al Ministero di programmarne la gestione negli anni.
La stabilizzazione dovà infatti servire anche per consentire alle scuole un’adeguata e tempestiva programmazione basata su un budget triennale.
La progressione di carriera dei docenti sarò ripensata e consentirà di riallocare le risorse attualmente assegnate sulla base dell’anzianità secondo criteri di premialità e di valorizzazione delle competenze. Ciò implicherà un più efficiente utilizzo delle stesse sia a favore dei docenti, sia a favore del miglioramento dell’offerta formativa, collegata al sistema di valutazione.
Un’altra novità sostanziale sarà una distribuzione del Mof legata non più a un criterio dimensionale ma di qualità dell’offerta. Un reintegro parziale del MOF potrà essere destinato a quegli istituti che sviluppano pratiche di potenziamento dell’offerta formativa di particolare impatto (di formazione, di autoproduzione di contenuti didattici, di progettualità) e trasferibili attraverso “modelli di rete”, partendo da indirizzi strategici periodicamente identificati, come ad esempio innovazione digitale, alternanza scuola-lavoro o multilinguismo.
In questo modo il Ministero avrà finalmente a disposizione gli strumenti per “incubare” le migliori soluzioni sviluppate dalla scuola: non possiamo infatti permetterci di mantenere il criterio dimensionale (quantità di studenti e organico) come unico indicatore per quantificare e allocare le risorse destinate alle scuole.
Altre novità riguarderanno i modi innovativi di gestire parte delle risorse del fondo, di cui il 10% sarà nella piena disponibilità del Dirigente, per remunerare docenti per attività gestionali e di didattica di particolare rilievo per il Piano di miglioramento.
Inoltre, come il mondo odierno richiede, esisterà una vetrina per le scuole, Scuola in chiaro 2.0, per dare conto dell’uso dei fondi del MOF, e diventerà lo strumento per il MIUR (e il sistema scolastico intero) per monitorare e comprendere meglio il modo in cui questi fondi sono utilizzati.
Che ne sarà dei Pon istruzione, il programma nazionale che utilizza risorse europee per qualificare e innovare il sistema di istruzione pubblica? Esso avrà una dotazione di circa 3 miliardi impegnata per i prossimi sette anni.
Seppure sia destinato ad un ventaglio molto ampio di attività, almeno 800 milioni saranno utilizzabili per il settennio 2014–2020 per attività didattiche aggiuntive o comunque integrative rispetto a quelle già previste dai percorsi curricolari.
Per un’altra quota (inizialmente del 5%) sarà promossa la gestione attraverso la modalità del bilancio partecipato, coinvolgendo studenti e rappresentanti dei genitori, per obiettivi didattici coerenti con le finalità strategiche del Piano di miglioramento, ad esempio con attività
laboratoriali innovative, competenze di produzione e creatività digitale, percorsi di imprenditorialità e alternanza-scuola lavoro.
Le risorse saranno utilizzabili in particolari aree territoriali, comportando, ad una prima valutazione dei costi, la possibilità di raggiungere non più del 40% delle scuole del Centro-Nord, circa il 60% nelle regioni in transizione e l’80% nelle regioni meno sviluppate.
Dare stabilità al Mof e rimpinguarlo. In modo intelligente con investimenti non indiscriminati, ma oculatamente direzionati. C’è questo nel futuro delle scuoel italiane, ormai alle prese con i conti in rosso.
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