L’annuncio, come è noto, è stato dato dal ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara a Cernobbio: con il nuovo anno scolastico, in Italia si sperimenterà il ricorso ad alcuni sistemi di intelligenza artificiale, per verificare se l’introduzione di assistenti virtuali (un tipo di software che segue alcune regole per fornire risposte o indicazioni in base agli input dell’utente) possa migliorare l’apprendimento degli alunni e semplificare il lavoro degli insegnanti.
Intanto, come è abbiamo pubblicato, la sperimentazione coinvolgerà 15 classi tra seconde medie e prime e quarte superiori in Lazio, Calabria, Toscana e Lombardia, anche se non si conoscono i nomi degli Istituti prescelti, e per la durata di due anni.
Su questo versante ci sono delle perplessità, perché una sperimentazione così importante, che coinvolge però solo 15 classi, non appare significativa per tirare delle conclusioni che abbiano un minimo di valore scientifico a livello didattico.
In ogni caso, sarà l’Invalsi a occuparsi della sperimentazione, proponendo un esame finale e raccogliendo durante il corso della sperimentazione dati anonimi per monitorare l’andamento del progetto pilota. Questo coinvolgimento nella predisposizione delle prove, sarebbe stata una scelta voluta per non gravare sugli insegnanti, e per controllare passo dopo passo l’esito dei test.
Il curatore del progetto per conto del Mim, Paolo Branchini, spiega Wired: “Abbiamo cercato classi simili, per avere omogeneità. Abbiamo raccomandato ai dirigenti di non attuare meccanismi di segregazione, ma di armonizzare le classi per non avere asimmetrie. L’insieme è piccolo ma statisticamente valido”.
Dunque, il nodo relativo alla esiguità dei partecipanti al progetto è stato preso in considerazione, nella convinzione, non solo nostra, che sperimentazioni simili non si possono limitare a solo 300/350 circa studenti, considerando 20/25 alunni per classe.
La validità dell’esperimento, secondo il curatore, ha però precedenti nelle ricerche didattiche, per esempio, di Benjamin S. Bloom, docente dell’università di Chicago, il quale affiancò 90 studenti a 30 figure di sostegno, che però in Italia saranno assistenti virtuali.
Sembra inoltre, stando quanto pubblica Wired, che lo strumento per controllare gli “Esercizi guidati”, consenta ai docenti di creare test sulla base del materiale scolastico, che poi l’intelligenza artificiale legge per etichettare la materia e collegare i temi della prova a contenuti di studio.
I test possono essere di lingua e di matematica, il cui esito sarà immediato, mentre in caso di errore saranno evidenziati suggerimenti per ripassare, con schede e video.
Infine, nel corso della sperimentazione, oltre a Google, che ha offerto gratuitamente la sua tecnologia, si vorrebbero coinvolgere altre aziende, come Amazon o Microsoft, proprio per evitare “monopoli di mercato”.
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