Ecco il curriculum personalizzato, ma al quinto anno

Si tratterebbe, spiega Il Corriere della Sera che riporta la notizia, di un “Curriculum flessibile”, di poter cioè scegliere alla fine delle superiori di modulare almeno una parte del curriculum, concentrandosi su quelle che piacciono di più e che riescono meglio, con un occhio ai futuri sbocchi universitari e lavorativi che a quel punto lo studente dovrebbe avere già, almeno vagamente, in testa. Sicuramente rimarrebbero tutte le materi di indirizzo.

La risoluzione approvata  dal Senato contiene una serie di indicazioni per il governo che, dopo la campagna d’ascolto, sta limando il testo dei provvedimenti che dal 28 febbraio dovrebbero far ripartire la scuola italiana. Ma non è detto che l’esecutivo ne tenga poi effettivamente conto

Il «curriculum personalizzato» evoca una flessibilità «all’americana», che servirebbe sia per far emergere attitudini e interessi degli studenti sia per tamponare il «disallineamento tra domanda di competenze che il mondo chiede di sviluppare e ciò che la scuola offre» «in connessione con le esigenze del territorio».

“Nelle classi terminali del secondo ciclo – spiega Francesca Puglisi, senatrice Pd, relatrice del documento – il curriculum dovrebbe essere formato da una parte obbligatoria per tutti e una parte opzionale, a scelta dello studente, oltre che da discipline facoltative di arricchimento, tale da garantire una personalizzazione del percorso di studi, così da potenziare l’elemento orientativo dell’istruzione”

 

 

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Una proposta destinata a stravolgere anche l’esame di Stato: «che metta al centro le scelte e le motivazioni di ciascun studente e non solo una verifica delle conoscenze acquisite», dice Puglisi.

Una novità che «va pensata molto bene» e con dei rischi, dice qualche pedagogista: «Il primo è che si eroda la preparazione degli studenti. Già, al primo anno di università hanno forti lacune nelle competenze trasversali di base: hanno problemi a scrivere, decifrare un testo, sostenere prove di matematica. Questa tendenza un po’ americana permette di ritagliarsi percorsi su misura, anche suggestivi, ma su basi fragili. Deve quindi essere molto chiaro quali sono i saperi minimi da portare avanti». Inoltre: «Un ragazzo di terza liceo non sa e non deve sapere cosa vorrà studiare “dopo”: i tre anni di superiori servono proprio ad assaggiare diverse materie e trovare la propria strada. Sarebbe sbagliato restringere, con un eccessiva specializzazione, all’inizio del triennio. Bene invece se la “personalizzazione” viene fatta all’ultimo anno, eventualmente aprendo all’università, facendo frequentare agli studenti pezzetti di corsi, seguire progetti».

Toccare con mano, insomma, per avere un quadro più completo.

Pasquale Almirante

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