In effetti si chiama, Alessio Mariani, in arte Murubutu, classe 1979, di Reggio Emilia, insegna filosofia e storia al liceo Matilde di Canossa di Reggio Emilia e ha inventa uno stile, un metodo e un attraversamento: si chiama, lui dice, rap didattico: “È un sotto genere che ho inventato io, in cui la musica, e il rap in particolare, si assume la responsabilità di trasmettere contenuti di tipo culturale e strettamente scolastico”.
Al prof che ha fatto della fisica uno show, si aggiunge ora il rapper Murubutu che già nel 2.000 inizia a immaginare un punto d’incontro tra il mondo della scuola e quello del rap.
Il suo desiderio, si legge su Vita.it, è quello di rendere quel genere musicale uno strumento espressivo, per trasmettere contenuti culturali senza trascurare l’importanza della forma stilistica.
Il risultato è, appunto, il rap didattico.
E così, l’anno successivo, nel 2001, intraprende un progetto racchiuso in sette album interamente dedicati allo storytelling, in cui sonorità hip hop classiche fanno da sfondo a testi con una forte vena cantautorale, poetica e letteraria, tra cui spicca l’album “Infernvm”, ispirato alla Commedia di Dante e realizzato in collaborazione con un altro rapper.
La passione e l’impegno fanno sì che Murubutu è oggi impegnato in due progetti: Murubutu & Moon jazz band, una reinterpretazione in chiave jazz del suo repertorio e Letteraturarap, un talk dedicato al legame tra narrativa e rap.
Murubutu è oggi tuttavia tra i protagonisti del Festival del pensare contemporaneo, in programma a Piacenza dal 19 al 23 settembre e toccherà anche a lui aprire le porte del festival.
Intanto, il prof spiega la didattica del suo rap: “La meraviglia nasce dell’ equilibrio tra il dubbio, l’entusiasmo e la paura ed è alla base del meccanismo della conoscenza, come diceva Aristotele. Sulla scorta di questa riflessione aristotelica io diro proprio di quel percorso che, grazie alla meraviglia, allo stupore e alla curiosità, mi porta a scrivere e ad esplorare i mondi attraverso lo storytelling”.
E aggiunge che questo metodo funziona perché i ragazzi vedono utilizzato in sede didattica un modo espressivo più vicino, in un alfabeto che è più loro che degli insegnanti.
E infatti precisa: “Sono tutti mondi che si uniscono nel nome della scoperta, oltreché della divulgazione, ovviamente. È proprio questo il meccanismo che mi porta a scoprire e a commuovermi spesso delle scoperte che faccio in quelli che sono i percorsi delle varie biografie che studio e che cerco di mettere in rima e che sono la base della trasmissione culturale sia artistica che didattica”.
“La meraviglia nasce dal non riuscire a giustificare fenomeni nuovi, che non riusciamo a ricondurre a fenomeni precedenti e a spiegazioni razionali. È proprio a quel punto proviamo stupore e meraviglia. Tutto questo fa parte del progresso del pensiero fantastico, ma anche di quello scientifico”.
Ma non solo, pare che il prof Murubutu sia anche protagonista di talk che attraggono docenti, ragazzi, ma anche curiosi in cui vengono presentati libri in rap.
“Penso alla Divina Commedia, con canzoni dedicate a Beatrice e a Caronte, ma anche agli autori del naturalismo francese come Zola e Maupassant e russo (penso alle Memorie di un cacciatore di Turgenev) e a quelli del realismo magico. Ho cantato anche brani da Cent’anni di solitudine e anche da libri meno noti”.
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