Le Indagini AlmaDiploma sul Profilo e sugli Esiti a distanza dei diplomati, permettono di fotografare le performance formative e professionali dei diplomati, distinguendole tra liceali, tecnici e professionali.
Si tratta di studenti che hanno le idee chiare su se stessi e sulle esperienze importanti che devono compiere, ma che quando sono chiamati a scegliere sul loro futuro formativo e professionale, soffrono ancora di incertezze e pentimenti.
In altri termini per AlmaDiploma e AlmaLaurea bisogna investire molto di più per implementare corrette politiche di orientamento e di diritto allo studio. La mancanza di queste politiche permette infatti al contesto famigliare di provenienza di esercitare ancora oggi un ruolo rilevante sulle scelte formative e professionali dei giovani.
Il background socio famigliare, come mostrano le Indagini AlmaDiploma, condiziona non solo le scelte e le performance formative dei diplomati, dalla scuola all’università, ma anche le loro differenti performance occupazionali.
Il Profilo dei diplomati, mostra come la presenza di diplomati con genitori in possesso di titoli di studio elevati (laurea) è massima fra i diplomati liceali (38%), si riduce notevolmente fra i tecnici (12%) ed è ancor più limitata fra i professionali (8%). Analogamente, gli indirizzi liceali si caratterizzano per una forte presenza di studenti di estrazione socioeconomica elevata e una sottorappresentazione dei figli delle classi meno avvantaggiate.
Fra i diplomati nel 2015, il 16% dei ragazzi con almeno un genitore laureato aveva concluso la scuola secondaria di I grado con 10 o 10 e lode; questa percentuale si riduce al 9% fra i figli di genitori con al più il diploma di maturità e al 5% fra i figli di genitori con grado di istruzione inferiore.
Fra diplomati del 2014 che provengono da contesti avvantaggiati dal punto di vista socio-economico è nettamente più frequente l’iscrizione all’università dopo il diploma: 81%, contro il 52% di chi proviene da contesti meno favoriti.
Ma a influenzare le scelte dei giovani è anche e soprattutto il titolo di studio dei genitori. L’86% dei diplomati, provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato, dopo la scuola secondaria superiore si iscrive all’università (e a un anno risulta ancora iscritto); non solo, ma chi ha i genitori laureati ha anche una maggior probabilità di iscriversi ad un ateneo estero (il 4%, contro l’1% di chi ha genitori con al più la scuola dell’obbligo). La quota di chi prosegue gli studi universitari dopo la conquista del titolo scende al 64% tra i giovani con genitori in possesso di un diploma e al 43% (la metà rispetto ai figli di laureati!) tra quanti hanno padre e madre con al più una licenzia media inferiore.
Non stupisce pertanto che a entrare direttamente nel mercato del lavoro, subito dopo la conquista del titolo, siano in prevalenza proprio i diplomati con i genitori in possesso al più di un titolo di scuola dell’obbligo: 38%. Percentuale che scende al 32% per i giovani con padre e madre in possesso di un diploma superiore e al 22% tra i diplomati con un genitore con almeno un titolo di laurea.
Il Rapporto analizza le performance formative dei diplomati attraverso due componenti, le votazioni e la regolarità, che mostrano come i diplomati concludano non solo i loro studi in corso ma anche con buoni risultati. Il voto medio di diploma è 76,9 su cento (è 79 nei licei, 74,7 negli indirizzi tecnici e 72,4 nei professionali). Chi ottiene i risultati massimi – 100 e 100 lode – è il 6%. I bravi (da 91 a 99 su cento) rappresentano il 9%. Il 50% ottiene un voto medio (da 71 a 90 su cento). Chi supera l’esame di stato con voti bassi (60-70 su cento) è il 35%.
L’88% ha conseguito il titolo di studio senza ripetenze; in particolare, è il 93% nei licei, l’83% negli indirizzi tecnici e il 77% nei percorsi professionali.
Lo stage è considerato dai giovani un’esperienza molto positiva: i dati mostrano infatti che la soddisfazione è maggiore proprio dove è più diffuso, soprattutto tra gli indirizzi professionali e tecnici. Emerge così che il 52% dei diplomati ha svolto uno stage previsto dai programmi scolastici: attività più diffuse negli indirizzi professionali (92%, dove tali attività sono praticamente obbligatorie) e tecnici (75%), e in minor misura nei licei (32%).
Anche le esperienze di studio all’estero sono considerate dai giovani un valore aggiunto. I dati del Profilo mostrano infatti che nel 2015 il 35% degli studenti ha compiuto esperienze di studio all’estero, metà dei quali partecipando a programmi organizzati dal proprio Istituto. Le esperienze di studio all’estero sono molto diffuse tra i diplomati del liceo linguistico (73%), seguiti dal liceo classico (46%) e dallo scientifico (37%). Negli altri indirizzi, a parte l’indirizzo tecnico economico per il turismo (49%), la mobilità all’estero è molto meno diffusa. I Paesi di destinazione più frequenti sono il Regno Unito (45% delle esperienze), l’Irlanda (12) e gli Stati Uniti d’America (9).
Dal punto di vista della conoscenza delle lingue, l’inglese è l’idioma più diffuso tra i ragazzi: 54 diplomati su cento dichiarano di avere una conoscenza “almeno buona” dell’inglese scritto.
Questa quota varia in funzione del percorso di studio: per i liceali è pari al 58%, per i tecnici al 51%, per i professionali al 36%. La conoscenza scritta dello spagnolo, del francese e del tedesco è decisamente più contenuta rispetto alla lingua inglese: i diplomati con conoscenza “almeno buona” sono rispettivamente il 15, il 13 e il 3%.
Il Profilo dei diplomati evidenzia inoltre che è elevata la percentuale di studenti che dedica una parte del proprio tempo ad attività lavorative stagionali o saltuarie, alla pratica sportiva, al volontariato o ad attività culturali.
Il lavoro nel corso degli studi – che naturalmente ha carattere prevalentemente stagionale o saltuario – ha coinvolto il 55% dei diplomati (69% negli indirizzi professionali, il 62% nei tecnici e solo il 50% nei licei). Elevata la quota dei diplomati professionali (17%) che nel corso degli studi superiori ha svolto attività di lavoro continuative – diverse dallo stage – durante il periodo scolastico.
Nel complesso, i diplomati si dichiarano piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica (81%). Le opinioni sono risultate in generale favorevoli anche nei confronti degli insegnanti: apprezzati particolarmente per la preparazione e per la chiarezza espositiva. Il 77% dei diplomati è soddisfatto della loro competenza, il 71% della chiarezza espositiva, il 70% della disponibilità al dialogo e il 61% della loro capacità di valutazione. Le migliori valutazioni sono state espresse a proposito dei rapporti con gli altri studenti, ritenuti soddisfacenti dal 91% dei diplomati. Meno apprezzate sono risultate le infrastrutture, soprattutto l’adeguatezza dei laboratori e delle aule (52%), degli impianti e delle attrezzature sportive (49%).
Tuttavia una quota importante di studenti al termine del percorso formativo è “pentito” della scelta compiuta a 14 anni, mentre 53 diplomati su cento ripeterebbero lo stesso corso, ben 46 su cento cambierebbero l’indirizzo di studio e/o la scuola.
In particolare, 12 su cento ripeterebbero il corso ma in un’altra scuola, 8 sceglierebbero un diverso indirizzo/corso della propria scuola e 27 cambierebbero sia scuola che indirizzo. La quota dei diplomati che cambierebbe corso e/o scuola è più elevata tra i professionali (50%), seguiti dai tecnici (48%) e dai liceali (45%). È interessante esaminare le ragioni espresse dai diplomati che cambierebbero: il 43% lo farebbe principalmente per studiare materie diverse, il 21% per compiere studi che preparino meglio al mondo del lavoro, il 14% per compiere studi più adatti in vista dei successivi studi universitari e il 21% per altre ragioni.
A questo elemento si aggiunge la quota di incerti sul proprio futuro: ossia coloro che, alla vigilia della conclusione degli studi secondari superiori, non hanno le idee chiare sul percorso da intraprendere. Così 59 diplomati su cento intendono iscriversi all’università, 16 pensano di cercare un lavoro, 6 ritengono di riuscire a coniugare entrambe le attività. Ma 14 diplomati su cento sono incerti sul loro futuro formativo e professionale. La quota dei diplomati incerti è particolarmente elevata tra i tecnici (23%), seguiti dai professionali (20%) e dai liceali (assai distanziati: solo 8 su cento).
Il Rapporto sugli esiti a distanza dei diplomati a un anno dalla conquista del titolo di scuola secondaria superiore, 65 diplomati su cento proseguono la propria formazione e sono iscritti ad un corso di laurea (il 52% ha optato esclusivamente per lo studio, il 13% frequenta l’università lavorando); il 31% ha invece preferito inserirsi direttamente nel mercato del lavoro (il 13%, come appena detto, studia e lavora e il 18% lavora solamente). I restanti 17 su cento si dividono tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (13%) e chi, invece, per motivi vari (tra cui formazione non universitaria, motivi personali o l’attesa di una chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro (4%).
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A cinque anni dal diploma la quota di occupati cresce in modo significativo: il 51% dei diplomati lavora (il 38% è dedito esclusivamente al lavoro, il 13% coniuga studio e lavoro) mentre è ancora impegnato negli studi universitari il 45% dei ragazzi (il 32% studia solamente). Chi cerca lavoro è il 12%.
Come ci si poteva attendere, ad un anno dal diploma il 75% dei liceali studia all’università, la quota scende al 37% per i diplomati del tecnico e al 15% per i professionali. Al contrario, il 39% e il 28%, rispettivamente dei professionali e dei tecnici è impegnato esclusivamente in attività lavorative, mentre la quota è pari solo al 3% tra i liceali.
Il quadro resta confermato, seppure su livelli diversi, anche a cinque anni dal titolo: il 55% dei liceali studia ancora all’università, contro il 22% dei tecnici e l’11% dei professionali. All’opposto, la percentuale di diplomati che lavora solamente è più elevata tra i professionali (62%) e, a seguire, tra i tecnici (51%); è decisamente modesta tra i liceali (14%). Si evidenzia infine una quota significativa di diplomati professionali alla ricerca di un lavoro (20%).
Ristringendo più opportunamente l’analisi ai tecnici e professionali è possibile indagare quali sono i fattori che, a parità di condizioni, incidono positivamente sulla probabilità di lavorare già a un anno dalla conquista del titolo.
Svolgere esperienze lavorative e internazionali durante gli studi accresce le chance occupazionali dei diplomati, rispettivamente del 66% e del 31%. Anche aver ottenuto un voto di diploma più elevato rappresenta un fattore decisivo: passare da 60 a 100 aumenta la probabilità di lavorare dell’80%.
Anche le esperienze di stage svolte dopo il conseguimento del titolo giocano un ruolo determinante: accrescono infatti addirittura del 90% la probabilità di lavorare già ad un anno dal conseguimento del titolo.
Tra i diplomati ad un anno dal titolo che lavorano esclusivamente e a tempo pieno, il 30% dei tecnici lavora con contratti a tempo determinato e altre forme di lavoro non standard; altrettanti con contratti formativi. Il lavoro stabile riguarda 28 tecnici su cento, in particolare 24 impegnati in contratti a tempo indeterminato, la restante quota in attività autonome. Il 7% non ha un contratto regolare.
Il 33% dei professionali lavora con contratti formativi, mentre il 27% ha contratti a tempo determinato e altre forme di lavoro non standard. Un 22% conta poi su contratti stabili, in particolare a tempo indeterminato (19%). L’8% non ha un contratto regolare.
Il 23% dei diplomati tecnici e professionali dichiara di utilizzare in maniera elevata le competenze acquisite nel corso degli studi. Tuttavia, rispettivamente il 47% e 48% di loro ammette di utilizzarle in modo ridotto e il 29% di loro afferma di non utilizzarle per niente.
I diplomati tecnici e professionali, che lavorano esclusivamente e a tempo pieno, guadagnano in media rispettivamente poco più di 1.000 euro mensili netti, con punte più elevate per chi si inserisce nell’ambito dell’industria e dei servizi.
Fra i tecnici, metalmeccanica e trasporti sono i settori che offrono le migliori retribuzioni, che superano i 1.070 euro netti mensili (nel primo caso raggiunge addirittura i 1.275 euro). Fra i diplomati professionali le retribuzioni più elevate si rilevano nei settori manifattura (1.220 euro) e commercio (1.039 euro).
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