Sono ragazzi che vivono principalmente nelle province lombarde, mediamente più ricchi, hanno almeno un genitore laureato e entrambi sono occupati: lo dice l’Istat nel suo rapporto “Studenti e scuole dell’istruzione primaria e secondaria in Italia”; e ripreso dal Sole 24 Ore.
Le scuole paritarie, che “non sono gestiti direttamente dallo Stato e che possono comunque essere pubbliche, rappresentano il 12,9% del totale, con un picco per le secondarie di secondo grado che raggiungono il 26,2%. E che accolgono il 5,2% degli studenti italiani. In pratica, uno su venti”.
La Lombardia è dunque la regione in cui è maggiormente diffuso il ricorso a questi istituti, seguita da Roma.
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Per quanto riguarda invece il numero di scuole paritarie, ovvero sulla percentuale di istituti in un singolo territorio che non siano a gestione statale, “a primeggiare è la provincia di Napoli, dove il 38,4% degli istituti non è gestito direttamente dal Ministero dell’Istruzione. Si tratta, approssimando, di due istituti su cinque. L’incidenza maggiore si ha tra le primarie, dove si raggiunge il 39,7%. Tra le secondarie di primo grado si scende al 13,3%, per le secondarie di secondo grado si sale al 58,4%.
E sono appunto gli istituti superiori quelli tra i quali sono maggiormente diffusi gli istituti paritari. Il record spetta a Como, dove si arriva all’84,9% del totale. Seguono Varese con il 75,7% e Pescara con il 64%”.
I ragazzi che frequentano queste scuole “sono i rampolli di famiglie più ricche. A livello nazionale hanno un reddito medio di 25mila e 100 euro, contro i 15mila e 200 euro dei nuclei familiari dei ragazzi iscritti alle scuole statali. Il 43,2% di loro ha almeno un genitore laureato. Una percentuale più che doppia di quella che si riscontra tra coloro che frequentano gli istituti ministeriali (21,6%). Infine, nel 54,8% dei casi sia le loro mamme che i loro papà sono occupati. Percentuale anche questa superiore a quella riscontrata tra gli iscritti alle statali, che si ferma al 43,7%”.
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