A scuola bisogna presentarsi con un abbigliamento «consono»: lo sostiene la preside dell’istituto da Vinci Belluzzi di Rimini, e siccome la notizia ha fatto rumore, Il Corriere della Sera l’ha intervistata: «No, macché vecchio stampo. Ma decoro e rispetto vanno recuperati. Forse abbiamo allargato le maglie un po’ troppo, e invece gli studenti devono ricordare che la scuola è un’istituzione pubblica, dove si trasmettono valori e si educa ai principii».
«Non ingeriamo nella vita dei privati, né ne facciamo una questione estetica. E neanche pretendiamo di essere come un luogo sacro, dove si entra solo a capo coperto. Ma i ragazzi devono capire che ogni luogo comporta un atteggiamento adatto, che esistono contesti formali e informali, in base ai quali si sceglie come vestirsi. E che la cura della persona è la prima presentazione».
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«Li prepariamo al futuro- sostiene la dirigente-. Quando iniziano a fare alternanza scuola-lavoro, con stage in azienda, devono capire che ci sono ambienti di lavoro dove non si può essere troppo sportivi o trasandati. Se vanno in gita, o al parco, o al pub, possono fare quel che vogliono».
«Il dialogo tra scuola e famiglia è importante, e noi infatti cerchiamo la collaborazione dei genitori per far capire agli studenti che un abbigliamento può andar bene per accompagnarli a scuola ma magari non per parlare col preside». Al cospetto della quale, aggiunge, «nessuno si è mai presentato in abiti sconvenienti. E un jeans un po’ strappato non è come uno sbrindellato. Al massimo ho dovuto sopportare che masticassero la cicca, cosa fastidiosissima: ma sono stata brava, sono riuscita a stare zitta».
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