Le prove Invalsi 2017 sono ufficialmente partite, ma la scia di polemiche in merito che si è creata negli ultimi giorni è di portata nazionale.
Infatti, i sindacati autonomi Cobas, Unicobas e Usb hanno annunciato uno sciopero per l’intera giornata del personale docente e Ata contro i quiz “strumento di valutazione delle scuole, degli studenti e del personale”. La partecipazione alle prove negli anni precedenti è stata sempre elevata con punte del 97% negli istituti di scuola primaria.
Le proteste dei sindacati si basano sul fatto che “l’Invalsi determinerà la valutazione delle scuole e delle modalità di insegnamento dei docenti che, per adeguarsi ai quiz, dovranno conformare la propria didattica agli indovinelli. Ne emerge un nuovo modello di docente ‘adattabile’, somministratore di prove standardizzate e ‘illustratore’ di manuali per quiz, nel quadro dell’immiserimento materiale e culturale della scuola pubblica e del ruolo dei docenti, destinati ad un lavoro da ‘manovali intellettuali’ tuttofare, flessibili e disponibili alle mutevoli esigenze di una sempre più cialtrona ‘scuola‐azienda'”.
Molte sono le analisi del fenomeno, la maggior parte di esse mettono proprio in risalto il fallimento del Sistema Invalsi, come riporta anche Alex Corlazzoli nel suo Blog su Il Fatto Quotidiano: “molte mamme e papà ogni anno mandano i loro figli a scuola senza porsi troppe domande sul test; se provi a chiedere loro ti rispondono: ‘Non lo so a che serve. Lo fanno’. Molti, troppi colleghi insegnanti, lo somministrano perché va fatto. Punto e basta. Se indaghi ti rispondono: ‘con tutto quello che ho da fare non ho certo tempo come te di far polemica. Lo faccio, punto. Tanto non mi cambia nulla’. Oppure: ‘Se anche faccio sciopero tanto il dirigente obbliga qualcun altro a somministrarlo. Perciò meglio che stia io in classe’. I peggiori, per mesi, addestrano i ragazzi con uno degli oltre 230 manuali di simulazione del test Invalsi che esistono negli scaffali delle librerie convinti che debbano fare bella figura altrimenti chissà…”
Corlazzoli si interroga sulla natura stessa delle prove da somministrare agli studenti, se siano efficaci o meno, se realmente siano utili: “Il test Invalsi è frutto di una scuola rimasta ferma all’idea di lezione frontale che non mette al centro il “fare”. Le nostre aule sono ancora quelle pensate ai primi del Novecento e spesso la Lim ha solo potenziato l’idea di lezione frontale. Il test Invalsi monitora ancora quel tipo di scuola tant’è che viene somministrato applicando il modello della lezione trasmissiva, stabilendo persino dei tempi (due minuti per la prova di lettura in seconda; 75 minuti per la prova di italiano in quinta)”.
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Sul finire dell’articolo, il giornalista e insegnante arriva amaramente al cuore della questione: “il fallimento dell’Invalsi sta nel fatto che dal prossimo anno scolastico toglieranno la prova dall’esame di terza media. Ben venga! Peccato che quando è stata introdotta questa novità, molti di coloro che tutti i giorni stanno a scuola abbiano usato ogni mezzo (la penna, la voce) per far capire ai ‘decisori’ che quella scelta era assurda. Tra le novità del prossimo anno c’è un’altra prova del fallimento dell’Invalsi: sarà, infatti, reso obbligatorio per gli studenti e gli insegnanti della secondaria. Pena la non ammissione alla maturità. Quando un Istituto dello Stato impone uno strumento è chiaro che siamo di fronte ad un fallimento”.
Poi, la conclusione un po’ sarcastica: “diamo una chance all’Invalsi. Con la Legge sulla Buona Scuola che a detta di chi l’ha fatta dovrebbe aver potenziato le risorse nella scuola, risolto i problemi della carenza degli insegnanti di sostegno; assicurato la continuità didattica; fornito la formazione agli insegnanti con 500 euro offerti a proprio uso e consumo e chi più ne ha più ne metta; la nostra scuola ora dovrebbe aver raggiunto traguardi che nessuno può immaginare. Bene! A questo punto i risultati del test Invalsi di quest’anno non potranno che far emergere questa straordinaria rivoluzione. Non vedo l’ora di vedere i risultati dei test che verranno somministrati a partire dal 5 maggio.”
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