Sono un docente di quasi 48 anni ed ho fatto la prima dose di vaccino astrazeneca il 4 marzo. Scrivo questa lettera perché, avendo letto molti vostri articoli in merito, vorrei spiegare il motivo per cui ho deciso di NON fare la seconda dose di astrazeneca prevista per il 23 maggio.
Qui non si tratta di una questione di paura, ma di una questione di principio.
Se tu Aifa mi dici che il vaccino è sconsigliato per gli under 60, io cittadino di 48 anni è ovvio che non lo faccio. Se c’è un pericolo, anche remoto, per gli under 60 il pericolo è per tutti gli under 60 e non solo per alcuni, senza alcuna distinzione tra prima e seconda dose anche perché la gran Bretagna ha appena iniziato a fare le secondi dosi di astrazeneca e quindi, al momento, non ci sono dati sulla seconda dose né in positivo né in negativo e quindi perché mai io dovrei accettare di fare da cavia per vedere se la seconda dose è meno pericolosa della prima? NO GRAZIE.
Non è un caso che Francia e Germania, proprio perché non ci sono dati sulle seconde dosi, per lo stesso motivo precauzionale per cui non fanno le prime dosi agli under 60 non fanno nemmeno le seconde (o perlomento danno la possibilità di scelta).
Perché il Governo Italiano si è affrettato a dire subito che le seconde dosi si potevano fare? In base a quali dati (non ancora esistenti)? Se esiste un principio di precauzione per gli under 60 esiste per tutti gli under 60, senza distinzione alcuna.
Se tu Aifa raccomandi agli under 60 un vaccino diverso da astrazeneca allora lo devi garantire per tutti gli under 60 senza alcuna distinzione tra prime e seconde dosi anzi la precedenza nell’avere un vaccino diverso deve essere data proprio a chi ha già fatto la prima dose e sta attendendo di chiudere il ciclo con la seconda dose.
Se volevo fare da cavia mi sarei offerto come volontario per la sperimentazione iniziale del vaccino e siccome non l’ho fatto allora non lo farò adesso.
Lettera firmata