Anche per questa undicesima edizione del dossier, i 93 Comuni capoluogo di Provincia che hanno restituito i dati relativi al 2009 raccontano che ancora circa il 36% degli edifici necessita di interventi di manutenzione urgenti. Un dato questo che, se confrontato con in risultati degli anni passati, non accenna a scendere ed evidenzia la permanente difficoltà degli Enti Locali di tenere in piedi un patrimonio edilizio vetusto che per circa un 65% è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore dei provvedimenti per le costruzioni localizzate in aree sismiche.
Per quanto riguarda in particolare quest’ultimo aspetto, su 42.000 edifici la metà è situata ancora in aree a rischio sismico e solo il 58% possiede il certificato di agibilità. La certificazione di prevenzione incendi è solo nel 35,4% e le scale di sicurezza sono presenti in poco più del 50%.
Le differenze territoriali sono come sempre molto forti: il 52% degli edifici al Sud e circa un 53% nelle Isole, pur avendo edifici relativamente recenti, dichiara la necessità di interventi di manutenzione urgenti, a fronte di quanto dichiarato dalle regioni del Nord e del Centro che si aggirano intorno al 26%. La differenza tra Nord e Sud è tanto più evidente anche guardando agli investimenti medi nella manutenzione straordinaria: dai 53.472 euro al Nord si passa ai 27.193 euro al Centro per arrivare ai 22.482 investiti al Sud. Nel settentrione, inoltre, c’è una maggiore attenzione per la manutenzione ordinaria, con una media di investimento doppia rispetto a quella del meridione.
Problema comune invece a tutto il Paese è la carenza di strutture dedicate allo sport, di cui ancora oggi sono sprovviste il 45% delle scuole.
Scarsa attenzione è anche posta nei confronti del rischio ambientale: ben il 18% dei comuni non fa il monitoraggio delle strutture in amianto e il radon viene monitorato solo dal 30% delle amministrazioni. Completamente sottovalutati i rischi derivanti dalla vicinanza ad elettrodotti, monitorati solo dall’11% dei comuni e presenti in una percentuale del 3,4%.
E scarsa è anche l’attenzione verso le buone pratiche: se da un lato è vero che la raccolta differenziata è ormai una buona pratica diffusa nella maggior parte delle scuole, ormai da anni la percentuale delle scuole che la pratica è ferma all’80%. Lenta anche la crescita del biologico nelle mense, mentre invece rimane interessante il trend positivo sul risparmio energetico con la crescita nell’arco di quattro anni delle scuole che utilizzano fonti di illuminazione a basso consumo da 46,5% a più di 63% e quelle che utilizzano energia da fonti rinnovabili, giunte a più dell’8%.
Infine, un ultimo dato confortante: secondo il rapporto quasi nella totalità degli edifici vengono fatte prove di evacuazione e più del 90% ha le porte antipanico.