In Giappone, contrariamente a quanto avviene in Italia, è normalissimo che, fin dalla prima elementare, i bambini svolgano anche mansioni da bidelli o da inservienti della mensa scolastica. Quello che per certi versi avveniva nelle caserme ai tempi della leva obbligatoria.
Il Sole 24 Ore pubblica un video singolare che apre spazi e considerazioni del tutto nuove sui modelli didattici per migliorare il livello di istruzione e coesione in classe.
In pratica sono i piccoli che svolgono tutte le mansioni che da noi sono di esclusiva pertinenza del personale: spostano i banchi, alcuni si mettono un camice e una mascherina igienica sulla bocca e a turno servono il pasto ai compagni. È vietato avanzare il cibo, per cui chi non vuole mangiare tutto, prima di iniziare il pranzo, riconsegna una parte del cibo. Alla fine, tutti a pulire gli spazi comuni, compreso il pavimento.
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L’educazione alla pulizia sia personale sia dei luoghi collettivi viene impartita dal sistema scolastico giapponese fin dai primi giorni in cui il bambino entra in contatto con l’istituzione. Così finisce per diventare una seconda natura, non un noioso e pesante obbligo.
Un gioco che diventa coinvolgente anche per chi non è abituato a farlo. L’enfasi posta sui momenti collettivi – dalla musica allo sport – facilita l’inserimento di nuovi arrivati, come i figli di coppie miste che in estate si aggregano per alcune settimane. La scuola ha il suo inno cantabile, mentre i bimbi devono imparare e cantare insieme altri brani che cambiano ogni mese. Ci sono spazi per l’individualità, ma sempre in un contesto di imitazione del gruppo.
L’educazione alla natura, ad esempio, prevede che a ogni bambino sia assegnato un fiore da curare e disegnare (i disegni vengono poi esposti in una “collettiva”). La scuola è a tempo pieno e i bambini la raggiungono a piedi in piccoli gruppi; prima di entrare, lasciano le scarpe in un ripostiglio e calzano altre scarpette per girare all’interno dell’edificio. Al maestro si affianca una insegnante di sostegno costantemente in giro per i banchi ad aiutare singoli bambini. Anche il maestro interagisce spesso con gli alunni: non sta in cattedra, ma gira anch’egli tra i banchi.
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