“Non abbiamo ancora l’anagrafe dell’edilizia scolastica, anche se è prevista fin dal 1996. I dati ricevuti da alcune regioni risultano ancora parziali e incompleti. Ci sono discrepanze inoltre sul numero degli edifici scolastici”.
“Con questo ritmo – dice poi – saremo in sicurezza tra un secolo, quindi questo tema deve essere assunto come priorità. La burocrazia ha un costo enorme, c’è un problema di coordinamento interministeriale che si scioglie con la costituzione di una cabina di regia”.
La proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è quella di “ridurre i tempi eliminando alcuni passaggi: le sottoscrizioni tra due ministeri, ad esempio, per le quali possono passare dei mesi”.
D’Angelis ricorda poi come “indicare un termine per tutte le procedure, come dice il dl Fare, responsabilizza”. Ci sono inoltre limiti “dovuti al patto di stabilità, un tema all’attenzione di tutti, perchè impedisce l’erogazione di risorse utili; sia che si tratti di fondi in conto capitale o dell’accensione di mutui, la questione non cambia: si bloccano”. La proposta del sottosegretario è quella di “poter dare la facoltà agli enti locali di dare il via ai lavori mettendoli a gara senza aspettare le firme di Stato Regioni”.
E ancora: “Introdurre una corsia preferenziale per i progetti di adeguamento sismico” e destinare “l’8 per mille agli interventi per la messa in sicurezza delle scuole”.
E nel frattempo le soffitte delle scuole crollano, si allagano le aule, si riparano gli infissi con il silicone, i topi scorrazzano, l’umidità brulica indignata tra le pareti, per non dire degli incidenti gravi ad alunni e insegnanti.
E se dovremo aspettare ancora 100 anni vorrà dire che i figli dei figli dei nostri attuali alunni forse vedranno edifici più coraggiosi, nel senso ben più disposti a resistere impavidi alle sfuriate della pioggia, alle arrabbiature funeste dei terremoti e alle incazzature fatali perfino dei piccoli torrenti. Ma tant’è
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