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Edoardo Prati: “Le mie solerti maestrine elementari non sopportavano il mio blaterare, sono stato rimproverato”

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Nei mesi scorsi abbiamo parlato del tiktoker Edoardo Prati, giovanissimo influencer culturale classe 2004 che tratta i classici letterari in modo molto particolare. Il ragazzo si è fatto notare anche da Fabio Fazio, tanto da comparire anche all’interno della trasmissione “Che Tempo Che Fa” sul Nove.

Il giovane è stato intervistato da Vanity Fair, ai cui microfoni ha parlato di tantissimi temi, raccontando anche un aneddoto relativo alle sue maestre. Ecco le sue parole: “Credo che moltissime persone, in realtà, anche giovani come me, siano interessate a ciò che interessa me. Magari lo sono – come dire – nell’applicazione: io ho messo insieme una serie di ingredienti personali che mi hanno permesso di realizzare qualcosa di differente rispetto ai miei coetanei. Tra questi ci sono una discreta faccia di bronzo e una spiccata tendenza istrionica, come la definivano le solerti maestrine elementari che non sopportavano il mio continuo blaterare: mi sono sempre state rimproverate come caratteristiche negative, ma io ci convivo con tanto affetto”.

“Balletti su TikTok? Forma d’arte”

Prati ha parlato dei suoi coetanei: “Io mi sono ribellato, a livello personale, a questa tendenza alla misautia, cioè all’odio per se stessi, che la mia generazione ha ereditato. Dai 18 ai 25 anni tu non sei rappresentato, non hai diritto di parola, sei muto e in attesa di mutare: insomma, non puoi fare nulla. Questa è una follia, che mi fa soffrire e che cerco di non fare mia. Io credo di essere importante proprio in quanto ventenne, quando avrò 30 anni lo sarò in quanto trentenne… ma oggi gli occhi che voglio prestare alle persone che mi seguono sono quelli di Edoardo a 20 anni. Siamo parte della società e sarebbe giusto che fossimo rappresentati anche noi. Voglio offrire ai miei coetanei un modo di sentirsi rappresentati, vorrei che quando studiano Kant si chiedessero che cosa dice di loro, oggi, Kant”

“Credo che il ‘mondo dei balletti’ su TikTok sia l’ultima falange dell’arte contemporanea. Anche l’esibizionismo estetico, se fatto con ratio, può dare vita a un qualcosa di artistico e insostituibile. Credo che se avessi avuto un aspetto estetico e dei mezzi diversi, perché no, forse anche io avrei parlato di Seneca esibendo la tartaruga. Chi non si serve dei mezzi che ha, o è stupido o è matto”.

Prati è stato definito da molti “il Barbero di TikTok”, soprannome che mal sopporta: “Io non sono Barbero, non sono uno studioso, sono uno studente. Ma, soprattutto: è necessario per identificare un ragazzo di vent’anni paragonarlo a un uomo di sessanta? Nel caso di Barbero è una lusinga, nel caso di altri personaggi lo è meno: mi hanno paragonato a Vittorio Sgarbi, a Raffaello Tonon… Io sono Edoardo e ho vent’anni: perché l’età deve determinare quello che è il mio valore personale, tanto da perderlo se non vengo paragonato a un’altra figura più grande? Sti cavoli!”.

“La mia fetta di pubblico di 40 e 50enni si aspetta che i miei siano entrambi professori di letteratura o filosofi. Mio padre ha fatto il pizzaiolo per 30 anni e mia madre fa la dog-sitter: non ho proprio nulla di borghese”, ha chiarito.

“A scuola ero un alieno, un barbaro: non avevo niente a che fare né da spartire con gli altri, mio malgrado e con mia grande sofferenza”

“Ho fatto tutto da solo”

Prati ha spiegato che non c’è stata una persona nella sua vita che ha acceso in lui la scintilla della lettura: “È difficile da credere che abbia fatto tutto da solo, eppure è così”.

Ai ragazzi di oggi va fatto pensare di essere importanti. La mia stessa fortuna è che mi hanno fatto sempre credere di essere intelligente; alla fine qualcosa di intelligente ho dovuto pur dirlo. Chi, sentendosi stupido, dice qualcosa?».

Poi, sull’educazione sessuale a scuola: “Sono d’accordo. Credo che possa anche passare attraverso la letteratura, certo. Ma la letteratura non può sostituire la psicologia. Alla fine credo che il suo scopo dovrebbe essere quello di fornire ai ragazzi, se non altro, consapevolezza di sé. Perché poi è giusto che ognuno coi suoi sentimenti possa sperimentare; l’insegnamento non può pensare di servire per evitare le esperienze personali”.