Applicare il concetto del fair play nell’insegnamento sportivo, secondo Federico Schena, presidente Collegio scienze motorie università di Verona, significa “educare i ragazzi a svilupparsi correttamente, ma anche a fare del movimento una pratica regolare di tutta la vita.
Il successo dell’educazione fisica si misura nella capacità di dare gli strumenti per essere attivi nella vita che devono basarsi sul rispetto del proprio corpo e sulla consapevolezza che con l’impegno e l’allenamento si migliora ma anche che l’impegno ha un limite. Ecco quindi che l’educazione fisica diventa un modo per educare le persone ad impegnarsi per migliorarsi ma anche accettare quelli che sono i limiti o i risultati negativi”.
Anche perché “non possiamo manipolare la genetica per gli aspetti di prestazione. Dobbiamo invece usare l’unico strumento corretto che è l’allenamento. Con l’allenamento, dunque, possiamo modificare la nostra prestazione sulla base della nostra genetica”. La scuola, sottolinea Schena, “da sempre rappresenta il rispetto delle regole ma deve essere anche insegnamento al rispetto delle regole in quel contesto particolare che è la competizione e lo sport enfatizza questo aspetto. Se mi abituo ad accettare la mia capacità di prestazione, ottengo un insegnamento per la vita”.
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