Educare alla diversità a scuola: divampa la polemica tra laici e cattolici
Lo scontro tra laici e cattolici all’interno della scuola aggiunge un altro capitolo. Tutta colpa della diffusione (poi rinviata) nelle scuole elementari e medie di una serie di opuscoli dal titolo “Educare alla diversità” curati dall’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, e realizzati dall’istituto Beck di Roma (un’associazione scientifico-professionale composta da psicoterapeuti di orientamento cognitivo-comportamentale). L’istituto ha realizzato delle “Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze”, il cui contenuto è suddiviso in quattro capitoli: “Le componenti dell’identità sessuale”, “Omofobia: definizione, origini e mantenimento”, “Omofobia interiorizzata: definizione e conseguenze fisiche e psicologiche”, “Bullismo omofobico: come riconoscerlo e intervenire”. Per stampare questi opuscoli sono stati spesi circa 24mila euro, ma quando era tutto pronto per dare inizio ai corsi di formazione per i docenti tutto è stato bloccato. Una decisione, presa, alla luce delle critiche dei parlamentari della maggioranza che da mesi avevano già cominciato presentare alla Camera e al Senatointerrogazioni per impedire la diffusione degli opuscoli.
I cosiddetti progetti Gender, cioè quelle lezioni svolte per insegnare la diversità e per combattere l’omofobia, spesso alla base di atteggiamenti bullistici, hanno suscitato, inoltre, anche le ire delle associazioni cattoliche e perfino della Cei: “In questa logica distorta e ideologica – ha detto il cardinal Bagnasco – si innesta la recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo “Educare alla diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta -, in realtà mirano a “istillare” nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga”.
Anche all’interno del governo non sono mancate le critiche come quella del sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi: “Non c’è giorno che passa – ha detto alla rivista cattolica Tempi.it – in cui non ci siano genitori costretti a dar battaglia vedendo lesa la loro libertà di educazione, per altro protetta dall’articolo 30 della Costituzione. Non si può usare la scuola così, come un campo di battaglia ideologico. Oltre al governo quindi tutti dovranno fare un passo in avanti per fermare questa invasione di campo”. Non si sono fatte attendere le reazioni dei “laici”.
Il viceministro alle Riforme Ivan Scalfarotto è intervenuto nel dibattito sostenendo che “l’idea di un contraddittorio nelle scuole tra posizioni diverse sulle lotte all’omofobia fa a pugni con il buon senso”, mentre il filosofo Gianni Vattimo, europarlamentare, ha dichiarato: “Sarebbe molto meglio che gli insegnanti di tutte le scuole ricevessero una formazione adeguata sull’omosessualità. Il rinvio dei corsi è un terribile errore”.
A proposito dell’identità di genere la Tecnica della Scuola organizza una serie di corsi di formazione dal titolo “Educare al rispetto della differenza di genere” clicca qui per maggiori informazioni.