Negli ultimi tempi sulla stampa si sono letti ripetuti e violenti attacchi contro le attività didattiche che si occupano di progetti sull’educazione alle differenze. Fino ad oggi noi insegnanti non abbiamo fatto sentire la nostra voce, anche quando chiamati direttamente in causa. Abbiamo invece mantenuto il silenzio: un silenzio assordante. Pensavamo che questo silenzio fosse necessario.
Ritenevamo che la questione si sgonfiasse da sola perché i contenuti, oltre che inesatti, sono lontani anni luce dal nostro operato quotidiano tendente a creare in classe un clima di ascolto e rispetto, dove ognuno con la propria storia e diversità possa sviluppare al meglio le sue potenzialità. Un operato realizzato con la professionalità costruita nel corso di anni di lavoro e aggiornamento costante.
Abbiamo tuttavia sopravvalutato la capacità di decodifica di alcuni messaggi che, a nostro parere, sono chiaramente strumentali.
Ora è arrivato il momento di rompere il silenzio e di far sentire la nostra voce. Siamo stufi infatti di vedere che la scuola e gli/le insegnanti sono tirati in ballo quando ci sono problemi che la politica e la società civile non sono capaci di affrontare e così ne viene demandata la soluzione esclusivamente a noi docenti. Gli stessi docenti che sono considerati, da qualcuno, fannulloni e professionisti di serie B, ai quali ognuno può dire come deve lavorare.
Siamo stufi di una scuola che sta diventando sempre più un luogo di conflitto, dove all’insegnante è chiesto di difendere il proprio operato e in casi estremi anche la propria incolumità. Siamo stufi di essere tirati in ballo come capro espiatorio di dinamiche legate a scontri nati nell’ambito delle campagne elettorali.
Ora siamo noi insegnanti a chiedere di essere dimenticati/e per poter lavorare con serenità. Quella serenità che è indispensabile per creare un clima favorevole all’apprendimento e all’ascolto: ciò può esistere solo se in classe si insegna ad accettare ogni individuo con le proprie peculiarità.
Noi ci sentiamo particolarmente feriti ed amareggiati perchè facciamo parte di una scuola, l’istituto comprensivo “Gamerra” di Pisa, che pone l’inclusione al primo posto; una scuola che cerca di risolvere i conflitti con il confronto continuo e quotidiano; una scuola che rispetta la diversità di cultura e il vissuto di ogni genitore. Quella stessa scuola che cerca di costruire un dialogo dove siano riconosciuti e rispettati, reciprocamente, i ruoli e le competenze di ogni soggetto; una scuola per tutti e per ciascuno.
Per raggiungere questo obiettivo, per noi essenziale, da decenni aderiamo a progetti di vario genere grazie ai quali i bambini/e e i ragazzi/e imparano il rispetto delle regole, il rispetto e l’accettazione dell’altro, la capacità di esprimere liberamente il proprio pensiero.
In questi percorsi noi insegnanti non siamo soggetti passivi, ma rielaboriamo insieme ai ragazzi/e gli stimoli che i vari operatori ci offrono, così come pensiamo debbano fare i genitori quando i figli esprimono dubbi o perplessità rispetto a ciò che hanno ascoltato.
Noi siamo convinti che i genitori e gli insegnanti abbiano un proprio ruolo nell’educazione dei ragazzi/e: non pretendiamo di insegnare ai genitori il loro mestiere, ma nello stesso tempo rivendichiamo la nostra professionalità e autonomia.
Il nostro silenzio è stata la risposta a sterili polemiche che ci volevano trascinare in un conflitto che non ci appartiene, un conflitto del tutto ideologico: la scuola lavora con le idee, non con le ideologie.
A questo punto chiediamo con forza un maggior rispetto per la scuola e la fatica che grandi e piccoli affrontano ogni giorno nelle aule.
Chiediamo infine di essere lasciati fuori dalle strumentalizzazioni elettorali.
Collegio Docenti – I.C. “Gamerra” – Pisa
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