La vita del docente è come una grande e avventurosa marcia verso mete misteriose e non si arresta mai. Nel suo cuore c’è l’amore, l’entusiasmo, la preoccupazione, la delusione, lo sconforto, la felicità. Ogni sua azione appartiene al tempo e alla storia, che sola può far emergere i sublimi ideali, l’immenso valore della grande missione educativa.
Gli eroismi quotidiani non si contano e il volto disegna espressioni di meraviglia, di sbigottimento e poi di gioia nuova, di slanci impensati, di altezze eccelse, di profondità sublimi.
In mezzo alle giornate dinamiche, viene il momento nel quale si avverte un’insopprimibile, strana necessità di sostare e rivedere il fulgore di molti sorrisi, l’ombra di qualche rimpianto, le innumerevoli sfumature di ampiezze dilatate, di cuori in volo.
Chi potrà non entusiasmarsi della sua missione?
Il futuro della società poggia sul fervore dei suoi insegnamenti, sull’ardore del suo cuore, sullo slancio della sua volontà, sulla generosità della sua dedizione.
Conoscenza e stima delle grandezze e responsabilità della missione educativa sono un prezioso aiuto, per sentire il fascino delle vette che bisogna scalare.
Le aule vuote e tristi della fine dell’anno scolastico rifrangono l’armonia di colori giovani e le più dolci, affascinanti, misteriose e, a volte, monotone melodie raggiungono il cuore, quasi a commento di un singolare saluto.
La pausa estiva suscita un senso nuovo di vigili preparazioni, di attese, di risorte speranze, di gioie rimaste nascoste. Nella raccolta operosità quotidiana i voli più inebrianti, l’incanto di un sogno, di tanti sogni.
Occhi e volti raccolti in un sorriso fremono di riflessi, corrono in veloci visioni, manifestano il motivo di una vocazione senza limiti, che non si crea in modo magico, ma giorno dopo giorno, in un clima di delicate intese, cresce in generosità e si arricchisce di nuove sensibilità.
In una società divenuta liquida, perennemente segnata dal rischio, dilatata nel globale, la scuola,
oggi, purtroppo, da molti irrisa come noioso passatismo, non viene adeguatamente difesa.
È nei tempi difficili che si avverte il bisogno ineliminabile dell’educazione. Un’ educazione radicata nella vita, nel tempo, nella storia, un’educazione che è un principio nominato in molte costituzioni, che è invocata come regola fondamentale nei rapporti sociali, ma non sempre è intesa come uguaglianza dei diritti che accompagnano in ogni momento la persona ovunque sia.
Purtroppo, i tragitti dell’educazione non sono mai lineari, non ti lasciano tranquillo, conoscono fortune e rifiuti, momenti di difficoltà e di benefica tensione; in educazione, tra i tanti viottoli di rovi, c’è sempre una misteriosa strada di rose illuminata dai colori di una luce ringiovanita, preludio di una missione nuova.
Con quanta virtù, con quanta generosità, con quanti palpiti di sincerità i docenti si adoperano per la realizzazione di una comunità in cui nessuna persona sia un mezzo per l’altra. L’educazione, nel confuso orizzonte del tramonto, è un raggio di verità, è la più alta immagine che l’uomo possa darsi di sé e del senso della propria vita.
Senza retorica, ogni docente, con il cuore agli avamposti, mai alla retroguardia, è una invincibile speranza che nel solco della vita, nel mare delle tempestose prove, è manifestazione vivente di una vigile dedizione e di un generoso impegno che donano pace e sicurezza.
La scuola, affettuoso focolare del futuro, e i docenti, dolci e care guide, nei tempi difficili e in ogni tempo, siano sempre tenacemente difesi, siano sempre esempio di virtù, autorevolezza culturale e morale, siano esempio di una vita spesa nella testimonianza, una vita che diventa pensiero e un pensiero che si innesta nelle innumerevoli vicende umane.
In una traccia inconfondibile si dispiega quel raro e composito itinerario, in cui il docente interpreta un allargamento di orizzonti, dove la parola educazione riassume la vicinanza e l’attenzione per la condizione umana.
La vera educazione rimane invisibile dentro il valore universale dell’uomo, ed è questa azione silenziosa che costituisce la dignità inviolabile della funzione docente, la sua nobile, grande e fulgida missione.
Prima della pausa estiva, dall’ inizio alla fine della carriera, è bello continuare a soffermarsi su una presenza discreta (quella del docente) che unisce ed esalta, che albeggia in ogni tempo e in ogni luogo, che va oltre le rilevate tracce del nostro andare.
Educare non è facile, ma fa felici.
Fernando Mazzeo
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