Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Alessandro Prisciandaro, presidente Nazionale dell’Associazione Pedagogisti Educatori Italiani
In questi giorni riceviamo molti commenti di educatori professionali socio pedagogici, in cui prevale l’amarezza e il senso di sconfitta per un sogno professionale, coltivato fin dagli anni del magistrale/liceo socio pedagogico e continuato con sacrificio economico/familiare, per tre lunghi anni accademici, per conquistare la laurea (CL 18/CL 19).
Il motivo per cui tanti soci hanno sentito il bisogno di scrivere alla nostra associazione professionale, nasce dalla constatazione che un fatto “privato” e assolutamente non organizzato, è diventato un evento pubblico e di dimensioni nazionali, tale da creare un’emergenza educativa, di cui sentirsi “responsabili”.
Come se la società civile, le amministrazioni pubbliche, i genitori e addirittura le università addossassero la “colpa di abbandono” a migliaia di professionisti rei, di non vivere con indefessa passione, con smisurato senso di sacrificio, enorme resilienza alle difficoltà che tale delicato lavoro comporta, mancata capacità di digiunare per mesi per mancata retribuzione, assenza di elasticità e disponibilità a lavorare in giro per la città o nelle periferie urbane con la propria vettura e a proprie spese, per tornare a casa con poche decine di euro, da tassare da parte di uno Stato che ha inviato “ristori” anche alle vacche del Trentino, giustamente!
Ma niente è stato fatto per i redditi azzerati, presidi sanitari mai consegnati e la conseguente riduzione della richiesta di personale educativo, semplicemente perché i centri erano chiusi e gli Educatori Professionali Socio-Pedagogici… a casa, senza stipendio né alcuna forma di ristoro.
L’amarezza si trasforma in rabbia, quando leggiamo tra le riga, che gli educatori avrebbero fatto una scelta di comodo, poco etica, cercando sbocchi occupazionali in altri settori come la scuola, in cui la professione riceve un migliore riconoscimento e, soprattutto, una retribuzione decente. Non è una scelta lecita? Non è un diritto inalienabile cercare di sopravvivere, pagare un mutuo e le bollette di casa, mettere su famiglia e crescere i figli?
Si tenta di criminalizza anche la nostra legge 205/17, conquistata dopo anni di lotta sindacale e politica, che finalmente ha messo fine a decenni di abuso a danno degli utenti, da sostenere pedagogicamente, psicologicamente e socialmente, con un gruppo di operatori morti di fame, precari del momento, studenti di passaggio, tirocinanti usati come operatori, con cui si tirava avanti in attesa di contributi pro-capite, che a volte arrivavano dopo sei mesi. Ovviamente quando poi arrivavano copiosi finanziamenti, non venivano mai accantonati e utilizzati come economie, per stabilizzare gli operatori!
A solo titolo di esempio riportiamo alcuni commenti, con la sola sigla del nome:
- Devo condividere questo pensiero perché io in primis sono scappata da questo mondo, proprio a causa delle Coop e di come lavoro. Con molta amarezza domani inizierò un lavoro che non è in quello che ho sempre sentito il mio campo, l’educazione! Ho studiato con speranze e ad oggi consiglierei un altro corso di studio a chi me lo chiedesse, perché? Perché le nostre condizioni lavorative sono ridicole! E.V.
- Mai riconosciuti, anzi il nostro lavoro sembra scontato e sembra che possa farlo chiunque, sottopagati ecco perché scappiamo!!! E.V.
- Per anni ho visto miei colleghi educatori e pedagogisti rinunciare alla propria professione solo perché non venivano adeguatamente riconosciuti professionalmente ed economicamente. Nelle scuole non esistono i pedagogisti e gli educatori hanno sempre contratti a tempo determinato. Di cosa si lamentano hanno mortificato per anni questa professione. Siamo noi che dobbiamo lamentarci della continua precarietà. P.L.
- Ho lavorato 5 anni in comunità minori e non solo si è sottopagati, ma siamo trattati da colf sia da chi assume che dagli ospiti. Considerando che la maggior parte proviene dal penale, i rischi di ogni genere, vengono anche sottovalutati da tutti. A me piaceva, ma sinceramente ho accantonato il pensiero di aiutare ragazzi meno fortunati di me per lo schifo che ho visto. Questo è solo un primo passo, saremo sempre meno anche in altri servizi. Vergognoso. M.M.
- Poi ci chiediamo perché sono difficili l’affido e l’adozione. 🤔 Business, il disagio è business. L.R.
- E quanto riconoscono in termini economici all’educatore in Puglia?
- “Devi aspettare un po’ per lo stipendio, almeno fin quando non sarai stanco di farlo e sarai costretto a licenziarti, intanto approfittiamo del tuo operato”.
- P.S. Non è mia intenzione fare di tutta l’erba un fascio, sia chiaro. P.P.
- Pagate il giusto!!! P.M.
- Non li trovano… gli educatori vanno via se sono sfruttati economicamente e logisticamente! M.A.
- I soldi finiscono nelle tasche di chi gestisce le cooperative. Noi educatori veniamo inquadrati per 18 ore e ne facciamo 36/40 a settimana e magari con contratti a progetto! E se parliamo di msna la posta sale…. C.L.
- E l’estate rimaniamo sotto ai ponti! Senza nessun diritto dopo la chiusura delle scuole! F.P.
- Stipendi da fame direi! G.D.
- Io penso che chi sa fare bene il proprio mestiere esige un’adeguata retribuzione. Il resto è cineseria! G.L.
- Abolire le cooperative che hanno contribuito in modo notevole a dopare il mdl W.B.
- Il problema sono le amministrazioni comunali che vogliono sempre risparmiare. B.A.
- Ma il sistema non fa nulla per cambiare la nostra situazione. La nostra laurea non è riconosciuta. Siamo i poveri con la corona d’alloro sul capo. 9 euro all’ora… a scuola o per qualsiasi altra mansione M.L.
- Il problema qual è.
- Gli educatori non rappresentano una categoria coesa, molti sono schiavi felici di esserlo e servi del padrone per conquistarsi miseri privilegi. L.C.
- Io ancora aspetto lo stipendio di FEBBRAIO. M.L.
- Che scappano fanno bene, che molti colleghi hanno fatto gli sguatteri, di meno, essere professionisti è anche questo
- Gli educatori scappano perché le cooperative si comportano come i peggiori imprenditori. Ma l’amministratore comunale ha grandi responsabilità. Non verifica la qualità dei servizi e paga male e non puntualmente. Il risultato è il trolley ed un biglietto di andata.
- Io sono a capo di una piccola cooperativa, sono pedagogista. Ogni giorno lotto per i miei dipendenti MA i bandi sono ormai SCANDALOSI e Assurdi!!
- Spesso noi del CDA ci togliamo le ore per non farle mancare ai dipendenti.
- Il problema non sono le cooperative in quanto tali (tranne quelle organizzate come supermultinazionali shark attack businnes).
- I nostri dipendenti non sono numeri ma persone.
- Tutti ti chiedono ORE GRATIS, miglioramenti di progetto in numeri di ORE GRATUITE… ma si sognano mai di chiedere ore gratuite ai propri dentisti? avvocati? idraulici? L’educatore/pedagogista invece è sempre visto come uno da sottopagare o non pagare del tutto alla prima occasione.
- Come se fosse un PECCATO una VERGOGNA guadagnarsi da vivere facendo l’educatore o il pedagogista….
- Oltre alle coop che non pagano in modo adeguato, c’è il grande danno delle gare d’appalto fatte a ribasso e chi ci rimette di solito??? I LAVORATORI! Eh in questo caso gli educatori!
Vogliamo seriamente risolvere il problema? Senza cercare la soluzione più facile di passare il lavoro a ulteriori disgraziati del sociale, senza titoli e disposti ad accettare le condizioni disumane in cui vivevano/vivono, i veri professionisti del settore?
Bene,
- un settore di grande rilevanza sociale non può essere privato e fuori da regole sindacali e stipendiali, stabilite da un contratto nazionale;
- un’azienda che non è in grado di garantire gli stipendi deve chiudere e lasciare spazio ad imprenditori preparati e consapevoli dell’importanza della serenità anche degli operatori in servizio;
- garanzie pubbliche e ristori in caso di ritardi nei contributi e bilanci pubblici di chiunque lavori a surroga della P.A.
- erogazione di uno stipendio fisso e regolare, con l’onere organizzativo alla coop in accordo con l’educatori.
- Eliminazione delle notti passive (sei in servizio di notte e non ti pagano).
- Tutti gli educatori laureati devono passare in fascia D, con responsabilità professionale, autonomia decisionale e progettuale con firma sul PEI.
Occorre un tavolo inter-istituzionale, per garantire a questo settore di vivere di sogni e di speranze, con capacità di dare aiuto alle fasce più fragili della popolazione. Noi non trattiamo prodotti di mercato, ma uomini e donne in cammino verso un mondo migliore. Ma non possiamo farlo senza un committente (lo Stato) responsabile e cosciente del delicato compito che ci affida, senza una università che deve continuare ad accompagnare con studi e ricerche, gli operatori del settore e senza una stabilità economica che ci consenta di investire anche nel nostro futuro.
Alessandro Prisciandaro