E’ da più di un anno che si parla di educazione affettiva e di educazione alle relazioni.
A suo tempo il ministro Valditara aveva persino istituito una sorta di cabina di regia.
Periodicamente, il Ministro e il suo staff sono intervenuti per rilanciare il programma che, di fatto, è ancora fermo non si sa bene dove.
Neppure una recente interrogazione parlamentare è servita a fare chiarezza.
Uno dei nodi principali riguarda la posizione dell’educazione all’affettività nel curricolo di scuola.
In molti parlano di “materia” (qualcuno ha anche detto che il “voto” dovrebbe fare media con quelli delle altre discipline).
Anche un insegnante alle prime armi, però, sa benissimo che l’educazione all’affettività non è una “materia” e non lo è per il semplicissimo motivo che non ha un suo “statuto epistemologico” come hanno invece discipline quali la fisica, la storia, la matematica o la musica.
L’educazione all’affettività non può essere definita in termine di competenze e di conoscenze e quindi, anche volendo, è impossibile “dare un voto” al termine del percorso.
Cosa diversa, ovviamente è se si volesse in “valutare” in che misura i comportamenti emotivi ed affettivi degli alunni sono congruenti con gli obiettivi educativi che ci si propone: ma questa è tutt’altra questione.
C’è poi una questione di non poco conto da tenere in considerazione: “scaricare” sulla scuola il peso della progettazione e della realizzazione di attività legate alla affettività potrebbe far aumentare il rischio che le famiglie si sentano ulteriormente deresponsabilizzate e possano tendere ad “addebitare” alla scuola le carenze emotive ed affettive dei figli.
Ora, è evidente che sarebbe sbagliato valutare negativamente uno studente che non sa nulla su Galileo e sulla nascita del metodo sperimentale se nessun insegnante gliene ha mai parlato.
Ma si potrebbe dire la stessa cosa se uno studente ha problemi nel relazionarsi con gli altri o nel gestire le proprie emozioni?
Ovviamente no, ma se nei programmi scolastici venisse introdotta la materia “educazione alle relazioni” con tanto di voto e di giudizio più o meno descrittivo i genitori potrebbero essere indotti a pensare che le difficoltà del figlio sono legate a carenze di insegnamento, con tutto ciò che ne consegue.
Il tema è ampio e complesso, se vuoi approfondire guarda il nostro video e inviaci un tuo commento.
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