L’11 settembre 2024, a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico, è stata approvata dalla VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) la Risoluzione 7-00203 presentata dal deputato leghista Rossano Sasso con un titolo che a prima vista sembra promettente: Adozione di linee guida volte a favorire il rispetto delle differenze nel sistema scolastico.
E chi potrebbe opporsi ad un’iniziativa necessaria che vuole rendere effettiva nella scuola italiana l’educazione alle differenze? Proseguendo però nella lettura, ci accorgiamo che è stata confezionata la classica polpetta avvelenata. Secondo il titolo, la Risoluzione dovrebbe impegnare il Governo a promuovere la cultura del rispetto delle differenze a scuola. In realtà l’unica differenza ammessa è tra maschio e femmina, il rigido binarismo sessuale, al di fuori del quale non vi può essere che la propaganda della c.d. ideologia gender. E, in effetti, l’obiettivo quasi esclusivo della Risoluzione Sasso è riprendere e rinfocolare in maniera ossessiva la crociata contro l’ideologia gender, vale a dire un’invenzione retorica clerico-fascista il cui carattere mistificatorio è mirato a stigmatizzare e delegittimare chi si impegna nell’attivismo (e.g., associazioni, movimenti), nella ricerca (e.g., gender studies) o nella scuola per smascherare e decostruire il sistema patriarcale ed etero-normativo che giustifica l’asimmetria di potere a scapito di donne, minoranze sessuali e di chi non si adatta al binarismo sessuale.
E così la VII Commissione, che dovrebbe occuparsi di istruzione, cultura e scienza, si scatena invece in un grido di allarme funzionale a diffondere il panico sociale, agitando il fantasma dell’ideologia gender e alimentando l’ostilità verso chi si occupa di educare al rispetto e al riconoscimento delle identità che ancora oggi sono vittime di violenza e discriminazione, a scuola come nel resto della società. E per far ciò la Risoluzione Sasso, ignorando la ricerca e la letteratura scientifiche sul tema, si limita a citare, come unica fonte, l’intervento di Papa Francesco al convegno «Uomo-donna immagine di Dio. Per una antropologia delle vocazioni», per il quale il gender è una “brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale”. Viene quindi adottata una chiara strategia argomentativa, in antitesi ai principi di laicità, scientificità e razionalità, a cui invece una Commissione parlamentare dovrebbe ispirarsi. È il caso di dire che quando la ragione dorme genera proprio dei mostri. Nulla però di più efficace che diffondere l’idea del complotto contro il dogma del binarismo sessuale e dei i ruoli di genere assegnati fin dalla nascita, dogma garantito dalla Natura e dalla creazione divina, per rendere invisibili tutte quelle persone che appartengono a categorie sociali (donne, lesbiche, gay, bisex, trans*, intersex, gender non conforming, …) poste ai margini e in una condizione di subalternità, se non escluse da una società che impone norme di genere e modelli identitari storicamente e socialmente determinati. E non è un caso che la Risoluzione Sasso faccia appello anche alla neutralità dello spazio scolastico, quando è evidente che tale neutralità è il riflesso di un sistema patriarcale e sessista che si fonda e perpetua la gerarchizzazione delle identità.
Queste persone invece esistono e frequentano le nostre scuole dove, nonostante i proclami seguiti all’omicidio di Giulia Cecchettin e nonostante la strutturale violenza maschile e di genere che caratterizza la nostra società, l’educazione sessuale ed affettiva è ancora un miraggio. E solo grazie ad alcunə docenti, talvolta in collaborazione con associazioni e movimenti, che si riesce a realizzare nelle classi quello che in altri paesi europei rientra a pieno titolo nell’educazione formale. Lorenzo Bernini, docente all’Università di Verona, nel corso dell’audizione in VII Commissione ha dichiarato che «insegnare a scuola che non ci sono solo maschi e femmine; insegnare che sesso e genere sono uno spettro all’interno del quale esistono posizioni altre dal maschile e dal femminile; insegnare che chi si riconosce in quelle posizioni non è malato/a; affermare che è compito di uno Stato liberale e democratico, quale l’Italia dovrebbe essere, proteggere le persone intersex, trans e non-binarie dalle aggressioni e dalle discriminazioni: tutto questo non è falsificazione, ma è rispetto della verità di fatti osservati attraverso i valori della libertà, dell’eguaglianza e della dignità umana». Non sarà la Risoluzione Sasso a impedire il lavoro che si sta portando avanti, spesso a fatica, in molte scuole italiane per realizzare l’educazione sessuo-affettiva e al rispetto delle differenze: certamente è un pessimo segnale che giunge dalle istituzioni del nostro Paese e che potrebbe rappresentare anche un’anticipazione di ciò che il Governo intende attuare per cancellare identità non conformi e censurare le pratiche educative che non si adeguano o criticano la visione patriarcale della società.
Davide Zotti Esecutivo nazionale COBAS Scuola
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