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Educazione affettiva a scuola, l’80% degli italiani sarebbe d’accordo: lo dice lo studio non profit “Prima che sia troppo tardi”

Per otto italiani su dieci la violenza di genere è un fattore preoccupante: ritengono infatti che si tratti di un problema grave e urgente da affrontare. E una risposta importante, quasi per tutti, potrebbe essere quella di fare diventare l’educazione affettiva materia di studio, sia nella scuola del primo sia in quella del secondo ciclo. L’alto numero di persone che si rendono conto dell’esigenza di inserire la disciplina scuola emerge dalla ricerca di Inc Non Profit Lab “Prima che sia troppo tardi. Educare i giovani all’affettività per contrastare la violenza di genere“, realizzata con il patrocinio di Rai Per la Sostenibilità – Esg. Ua ricerca presentata in questi giorni a Roma, a ridosso della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Dallo studio dell’associazione non profit risulta che della violenza gli italiani ne parlano molto, in primis in famiglia: quasi 8 su 10 lo fanno con i figli 14-18enni, 7 su 10 con il partner e i bambini-ragazzi dai dieci anni in su, ma meno di 4 su 10 ne parlano con i figli più piccoli, tra i 5 e i 9 anni.

C’è però la convinzione che la famiglia non basti: almeno 9 italiani su 10 vorrebbero campagne di sensibilizzazione sulla violenza di genere nelle scuole.

Nel rapporto viene evidenziata la necessità di andare oltre le campagne di sensibilizzazione finora realizzate, che per 4 italiani su 10 sono a volte retoriche, ripetitive e poco utili: quindi, sarebbe il caso di incidere sul problema, con iniziative con maggiore impatto e incisività.

Per avviarci verso una nuova prospettiva bisognerebbe, sostengono la maggior parte degli interpellati, che sarebbe il caso di parlarne con bambini e ragazzi “prima che sia troppo tardi”.

A sentire coloro che hanno partecipato alla rilevazione, gli italiani già lo fanno a casa, soprattutto grazie ai più anziani, ma vorrebbero che venisse fatto anche a scuola: per il 91,6% servono campagne di sensibilizzazione da indirizzare a bambini e ragazzi e con l’inserimento (79,7%) dell’educazione all’affettività nei programmi scolastici. Gli italiani attribuiscono alle organizzazioni non profit un ruolo nell’educazione all’affettività e vedono per loro ampi margini di crescita: quasi 8 su 10 (76,1%) si aspettano un Terzo Settore ancor più attivo in questo ambito e ritengono che l’attività del non profit sul tema sia imprescindibile (61,9%).

Un’attestazione di fiducia ma anche una sfida, che il Terzo Settore è pronto a cogliere: per l’89% del campione non profit, il compito di fare campagne di sensibilizzazione spetterebbe proprio alle organizzazioni, prima che alla scuola e alle istituzioni.

E chi opera nel Terzo Settore è a favore di campagne scolastiche sul tema (91,6%) e all’inserimento dell’educazione all’affettività tra le materie di studio (79,6%).

Inoltre, 6 enti su 10 pensano che si debba cominciare dai bambini di 5-9 anni (60% contro il 46,9% della popolazione), focalizzando l’attenzione sul superamento degli stereotipi (75% contro il 48,1% della popolazione) e su come donne e uomini sono oggi rappresentati in film, pubblicità, media, web e social (42% contro il 15,7% della popolazione).

Ricordiamo che nei giorni scorsi il ministro dell’Istruzione e de Merito, Giuseppe Valditara, ha inviato una lettera alle scuole italiane, per sottolineare il ruolo cruciale dell’educazione nella prevenzione della violenza di genere: con un tono accorato, il ministro del dicastero bianco ha invitato studenti, docenti e dirigenti scolastici a riflettere sulla gravità del fenomeno e a rafforzare il loro impegno nell’educazione al rispetto e all’uguaglianza.

Alessandro Giuliani

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