Si parla ancora di educazione alimentare a scuola. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha detto, ai microfoni de Il Messaggero, che si tratta di un aspetto importante da insegnare nelle classi italiane, con particolare riferimento alla dieta mediterranea.
“I corretti stili di vita li vogliamo insegnare a scuola, almeno un’ora a settimana, come una volta si faceva con l’educazione civica”. Per Schillaci, quella di aumentare gli italiani che seguono la dieta mediterranea è una “priorità”. “Aumentarne il più possibile la diffusione consente di avere persone che non solo vivono più a lungo ma soprattutto che vivono in condizioni migliori”.
“È un paradosso anche solo pensare che la dieta mediterranea – che io definisco ‘italiana’ – sia lodata da tutto il mondo scientifico e poi, proprio dov’è nata e soprattutto tra le giovani generazioni, sia poco seguita. Credo sia importante quindi impegnarci per far capire ai più giovani quali sono i corretti stili di vita e di alimentazione. A livello scientifico non vi è dubbio su come la dieta mediterranea abbia un grandissimo effetto in termini di prevenzione per patologie diffuse come diabete o malattie cardiovascolari, vale a dire quelle che rappresentano in Italia la prima causa di morte. Ma aiuta anche a prevenire malattie neurologiche. Mi pare evidente che si tratti di una buona pratica da insegnare nelle scuole”, ha aggiunto.
E quindi come fare educazione alimentare? Ecco la risposta di Schillaci: “Si parte dai più piccoli, sin dalla prima elementare, per insegnargli quali sono gli stili di vita corretti da seguire, come le abitudini alimentari o quelle motorie. Proprio per questo abbiamo aperto un tavolo di discussione con i ministri Valditara, Lollobrigida e Abodi, per portare a scuola un’ora dedicata all’educazione sui corretti stili di vita, come lo era l’ora di educazione civica. Credo sia fondamentale perché insegna ai cittadini di domani il concetto di prevenzione. Ed è un investimento che aiuta nel progetto più ampio di cambiare il paradigma, perché oggi solo il 5% del Fondo sanitario nazionale viene destinato alla prevenzione, e per di più alcune Regioni neppure lo spendono. Bisogna cambiare, perché investire in prevenzione significa anche avere un Sistema sanitario sostenibile”.
La giornalista e conduttrice Francesca Fialdini, che ha scritto un libro sui disturbi alimentari, ha detto la sua a La Nazione, chiamando in causa la scuola. “Quella del disturbo alimentare è una emergenza e se ora se ne inizia a parlare si tratta di un fatto positivo perché recepire il disagio giovanile anche nella malattia mentale è una buona notizia. C’è ancora molto da fare perché in famiglia ci si vergogna a dire che una figlia ha tali problemi”, ha esordito.
Ecco secondo lei cosa si dovrebbe fare: “Bisogna lavorare nelle scuole e aiutare gli insegnanti ad affrontare questi problemi in classe senza fare sentire gli alunni che si sentono colpiti come dei perseguitati. I giovani hanno bisogno di fidarsi e lasciarsi andare. Se riescono a farlo con me che sono una conoscente a maggior ragione dovrebbero riuscirci con un genitore in primis, ma anche con adulti di riferimento, per esempio un professore o un allenatore”.
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