A scuola, oltra ad apprendere come divenire cittadini del domani attraverso competenze, nozioni e rapporti, si impara anche a mangiare.
A tal proposito, alcune ricerche apparse sul quotidiano scientifico internazionale The Lancet hanno ribadito l’importanza dell’educazione alimentare all’interno dei plessi scolastici nelle scuole di tutto il globo, specie per ovviare a spiacevoli disturbi alimentari durante l’adolescenza, retrooterra negativo che può agevolare l’incorrere di psicopatie come ansia e depressione, dovute all’inadeguatezza che l’individuo prova in codeste situazioni.
Lo studio ha preso in esame i report pubblicati annualmente dai singoli paesi europei e dagli Sati Uniti, decisamente parziali e inaffidabili: pertanto si rivela necessario un monitoraggio più attento ed efficace dei pasti al fine di evitare squilibri di natura nutrizionale e l’insorgere di patologie collegate. Lo studio in oggetto, proposto e finanziato attivamente dal Research Consortium for School Health and Nutrition, fa inoltre presente l’elevato grado di diligenza che gli insegnanti e i responsabili dei programmi di nutrizione debbono mostrare nei confronti degli studenti più piccoli, tenendo conto che i primi 1.000 giorni di vita risultano cruciali, assieme agli 8.000 di cui fanno parte, nella formazione dell’individuo, strettamente correlata ai principi nutritivi che questo riceve.
L’emergenza sanitaria, com’è ovvio, ha di certo modificato le nostre abitudini e il nostro rapporto con le malattie infettive di stampo respiratorio, permettendo di attivare dei sistemi di tracciamento attivo di natura sanitaria con il fine di identificare i casi positivi, tracciare i contatti e sottoporre entrambi alla quarantena.
Tale sistema, eccellente nelle forme di cohorting, potrebbe essere utilizzato anche per valutare i programmi nutrizionali relativi ai pasti somministrati, alla stagionalità dell’alimentazione e delle verdure somministrate, la presenza di frutta e alimenti vitaminici all’interno dei pasti nelle scuole. Il grande deficit denunciato dai ricercatori è l’assenza quasi assoluta nei confronti delle componenti nutrizionali dei singoli pasti e della diversità alimentare di questi: si tratterebbe, purtroppo, anche di un’occasione persa per migliorare il servizio.
Alcuni plessi scolastici pubblici o privati hanno aderito all’iniziativa proposta dal FSS, relativa alla creazione di una rete di scuole e istituti generici di formazione che si confronti su tali temi legati ad alimentazione, nutrizione e stagionalità dei pasti. Occorre concentrarsi, in particolare, sui processi d’introduzione, di ridimensionamento e di rafforzamento del piano di miglioramento della nutrizione per i programmi di formazione degli studenti dell’istruzione rurale e obbligatoria. Un esempio in tal senso è rappresentato dalla RP Cinese, la quale ha istituito all’interno di decine di scuole site in aree urbane e rurali centri di ricerca permanenti relativi alla strutturazione dei programmi di nutrizione relazionati allo spreco di risorse, alla razionalizzazione dei pasti in funzione della stagionalità dei componenti vegetali e ad un quadro nutrizionale che tenga realmente in considerazione le esigenze del singolo e non quelle del sistema di approvvigionamento e distribuzione degli alimenti tra scuole.
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