Riceviamo e pubblichiamo un comunicato del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che oltre a fare una riflessione propone alcune attività didattiche per la scuola.
L’insegnamento della legalità costituisce una delle frontiere educative su cui la guardia non può essere mai abbassata; soprattutto attraverso attività idonee, come la formazione e i progetti, il cui scopo tenda a creare un circolo virtuoso fra i giovani cittadini e le istituzioni, specialmente in accordo con le amministrazioni locali, per incentivare l’assunzione di responsabilità del singolo verso la collettività.
I dati provenienti sia dalla Confcommercio imprese per l’Italia, che dalla Fondazione Caponnetto, sono assai significativi in tal senso e purtroppo allarmanti: dall’indagine condotta fra le imprese toscane di commercio, turismo e servizi, risulta che sei imprenditori su dieci lamentano un peggioramento dei livelli di sicurezza rispetto al passato. Abusivismo, furti, contraffazioni, rapine , usura, ed estorsione sono i reati la cui percezione risulta aumentata in modo rilevante rispetto alla media nazionale. Fino a dieci anni fa, sembrava impossibile parlare della Toscana come terra di mafia; adesso invece bisogna affrontare con forza e decisione tali nuovi problemi. Il più grave è l’automertà, ossia la paura di affrontare la mafia, il minimizzare la portata del fenomeno, il rifiuto rispetto ai fenomeni malavitosi che ormai affliggono anche la Toscana (rifiuti tossici, il reimpiego di denaro proveniente da attività illecite, il condizionamento degli appalti pubblici, e ancora beni confiscati, arresti e latitanze).
Basta fare qualche ricerca sulle operazioni condotte con successo delle forze dell’ordine, per scoprire che, talvolta, anche gli imprenditori non sono sempre vittime, ma complici. Infondere la cultura della legalità e dell’etica nell’impresa significa diffondere tra i giovani lo sviluppo di comportamenti imprenditoriali responsabili, ispirati alla conoscenza, al rispetto e alla solidarietà.
Due fattori sono oggi fondamentali per saper fare impresa: riconoscere e rispettare le regole e formazione professionale qualificata. Tali requisiti diventano valori che vanno trasmessi ai nostri studenti, protagonisti dell’economia del futuro e della società civile.
La diffusione della legalità deve avvenire in sinergia con azioni che vedano in prima linea le scuole, insieme alle istituzioni del territorio: le camere di commercio, le forze dell’ordine, le associazioni di volontariato.
La scuola costruisce relazioni operative e cerca un sostegno anche esterno quando delinea nuovi percorsi formativi e orientativi; a tal fine posso essere assai proficue le sinergie con le camere di commercio, in quanto luoghi deputati a registrare la nascita e la vita delle aziende secondo regole di trasparenza del mercato e legalità. Il registro delle imprese deve essere conosciuto dagli studenti come strumento fondamentale per la trasparenza amministrativa.
La scuola crea anche un dialogo tra gli studenti e le forze dell’ordine. Sicurezza e legalità devono essere considerati obiettivi primari per la collettività. I costi relativi agli illeciti sono altissimi per l’economia: tasse evase, sfruttamento dei lavoratori, sottrazione di ricchezza alle imprese e allo Stato.
L’educazione alla legalità deve partire dai giovani; occorre sensibilizzare l’attenzione degli studenti proprio circa quelle tematiche la cui gravità viene spesso ignorata. Tanti comportamenti sono ritenuti dagli adolescenti accettabili, come acquistare merce contraffatta da venditori abusivi o scaricare film e musica illegalmente.
Fin dalla scuola primaria è necessario attivare e promuovere percorsi didattici specifici che facciano conoscere i fenomeni criminali dannosi per la società e le attività imprenditoriali.
Proprio in tal senso si inquadra il progetto sperimentale “Aziende Giuste”, realizzato dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani.
Il percorso ha l’obiettivo di creare, attraverso il lavoro degli studenti, un database di aziende virtuose del territorio, individuate sulla base di indicatori sintetici attestanti il rispetto di elevati standard di legalità.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani propone alcune attività didattiche e operative:
Il Titolare, Black comedy a episodi su impresa e criminalità, regia di Alessandro Albanese e Carlo Loforti. Il protagonista è un commerciante dal nome evocativo, Enea interpretato dall’attore Sergio Vespertino, che si trova a dover affrontare situazioni nelle quali, la corruzione, l’estorsione, le rapine, la burocrazia, le difficoltà di accesso al credito, sono trattate attraverso dei paradossi, in una sorta di mondo capovolto o ideale. La diffusione dell’opera, inizierà ad ottobre, nell’ambito degli eventi di Confcommercio dedicati alla sicurezza e alla legalità.
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