L’educazione alla sessualità nelle scuole viene ostacolata anche quando docenti e genitori sono favorevoli: per l’associazione Pro Vita evidentemente è ancora un tabù. Accade infatti nell’istituto comprensivo di Ceresara, in provincia di Mantova, che – secondo fonti Ansa – un progetto voluto dalla dirigente Anna Raccuia, per parlare ai bambini di quinta elementare di sessualità e di affettività con il supporto di uno psicologo, trovi l’opposizione di Pro Vita che ne ha chiesto l’annullamento, con il benestare dello stesso sottosegretario Rossano Sasso che in un recente comunicato tuona contro il presunto indottrinamento e le non meglio identificate teorie gender. Eppure si tratta di progetti previsti a livello nazionale dallo stesso ministero dell’Istruzione, spiega la preside Raccuia, bloccati dalla pandemia.
“Nei giorni scorsi abbiamo fatto un incontro con i genitori e nessuno ha posto obiezioni – ha spiegato Anna Raccuia -. Visto che l’adesione è libera, i genitori possono anche non iscrivere i loro figli. Noi vogliamo solo dare un’educazione scientifica e non ideologica ai nostri ragazzi”.
Una questione su cui anche la ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina si era espressa in modo molto deciso, affermando: “Educare individui nella loro interezza è un compito difficile ma fondamentale, che spetta alla famiglia, alla scuola e alla società intera. Ma la famiglia è un contesto in cui difficilmente si riescono a trattare temi relativi alla sessualità (in chiave anche sanitaria e di tutela della salute) e i ragazzi per questo chiedono proprio alla scuola che dia loro questa educazione, altrimenti noi lasciamo che la sessualità sia gestita dal mercato di Internet e questo è molto pericoloso, perché Internet non insegna l’affettività”.
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