“Il Presidente Macron incita, da un lato, gli studenti a piantare alberi, dall’altro non proferisce verbo quando gli alberi sono tagliati per lasciare spazio al cemento“. È più o meno quanto afferma Laurence De Cook, saggista e storica francese, docente di didattica della storia e della pedagogia all’università Paris-Diderot.
Dalle pagine della rivista Le Café Pédagogique, Laurence De Cock attacca Macron che all’inizio di settembre aveva presentato alla stampa la sua idea: che ogni alunno al suo ingresso in sixième – l’equivalente della nostra prima media – pianti un albero, un gesto, questo, che rientrerebbe nel più vasto progetto presidenziale di rimboschimento del Paese e del raggiungimento di un miliardo di alberi piantati entro dieci anni.
L’idea di Macron fa il paio con quella della sua Prima Ministra, Elisabeth Borne, che a giugno scorso aveva annunciato l’ingresso di una “Educazione” in più nelle secondarie di primo grado, con annessa certificazione: dopo l’educazione finanziaria, stradale e digitale, dopo le certificazioni di competenze in lingue e matematica, ecco in arrivo la nuova certificazione ecologica.
Ma a questo proposito, un buona fetta della stampa francese si chiede se piantare un albero sia proprio sufficiente, di fronte agli sconvolgimenti climatici attuali.
Laurence De Cock va ancora più lontano e chiede a Macron di spiegare ai cittadini come mai a Pantin, nelle vicinanze di Parigi, siano stati abbattuti trentasei castagni d’India per fare posto a nuove strutture legate alla Coppa del mondo di rugby che si sta svolgendo in questi giorni in Francia; o anche di far capire ai francesi i motivi dell’abbattimento di platani centenari per lavori sull’autostrada Toulouse – Castres.
Per non parlare della mobilitazione in atto a Vichy per salvare circa duecento alberi dall’abbattimento, in vista di un rifacimento delle terme.
Ai ragazzini che si apprestano a piantare il loro alberello, sarà spiegato tutto questo? Si chiede, ironicamente, Laurence De Cock. Sarebbe bene, conclude la studiosa, che questi esempi di capitalismo distruttivo diventassero parte integrante di un percorso scolastico di sviluppo sostenibile, un approccio critico e radicale delle vere emergenze ecologiche.