L’educazione ambientale deve passare senz’altro sui banchi della scuola primaria, ma anche su quelli delle superiori e dell’università. Come in azienda.
A sostenerlo è il ministero dell’Ambiente, impegnato per diffondere al meglio la conoscenza e l’applicazione delle buone regole che rispettano la natura, orientare la collettività verso un futuro di sviluppo sostenibile, creare nuove professionalità e aiutare l’economia.
Le linee guida per l’educazione ambientale nelle scuole, dalla primaria alla secondaria superiore, redatte insieme al ministero dell’Istruzione con il contributo tecnico del Formez, “sono state approvate e sono a disposizione di tutti”, ha detto il 21 febbraio all’Ansa il sottosegretario al ministero Barbara Degani conversando e aggiungendo che “ora bisogna formare i formatori”.
Ce ne sono tanti che hanno “una sensibilità enorme verso questi argomenti ma che hanno bisogno di formarsi”, perchè non ci si può improvvisare nell’insegnamento di tematiche che hanno anche risvolti scientifici.
Occorrono “strumenti di lavoro adeguati”, ha sottolineato Degani, richiamando ad esempio la Cop21 (la conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici svolta a dicembre a Parigi) “da cui è emersa la necessità di un nuovo modello di sviluppo per i Paesi”.
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Oggi, nella scuola primaria l’educazione ambientale è inserita nell’ora di cittadinanza attiva (con schede su tematiche ambientali che vanno ampliate e specificate), mentre per le superiori “si potrebbe fare di più – spiega Degani – E’ stato avviato con insegnanti di alcune città (da Padova a Roma a Napoli) un focus per approfondire gli argomenti delle Linee guida”.
Se da un lato l’obiettivo è creare una coscienza collettiva dall’altro la si vuole estendere. All’Università “vogliamo aumentare i master su materie ambientali per orientare gli studenti verso nuove professioni green da inserire nelle imprese”.
Intanto, per la fine dell’anno si lavora ad una conferenza nazionale sull’educazione ambientale, un momento di riflessione allargato anche ad associazioni ambientaliste ed imprese.
Per questi motivi, secondo il ministero dell’Ambiente non può bastare l’educazione scolastica: la questione è più ampia e coinvolge il terzo ciclo formativo, come tutti i cittadini e le imprese.
Per questo motivo è stato coinvolto il ministero dell’Istruzione, chiamato ora a trovare la disponibilità economica che potrà arrivare nell’ambito delle risorse europee.
Dalla tutela del territorio e delle acque ai cambiamenti climatici, dalla biodiversità alla raccolta differenziata dei rifiuti e al loro al riciclo, ma anche l’inquinamento nelle città sono fra gli argomenti previsti dall’educazione ambientale che punta a rendere quanto più naturali possibili i comportamenti quotidiani degli alunni.
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