Fa molto discutere la proposta di un gruppo di parlamentari di sostituire l’insegnamento della religione cattolica con quello della educazione civica.
Lo Snadir, sindacato dei docenti di religione, ha già detto di essere nettamente contrario cercando di dimostrare l’utilità dell’insegnamento religioso.
Posizione più che comprensibile così come risulta comprensibile la motivazione addotta dai senatori firmatari della mozione in cui si sottolinea che il Concordato fra Stato e Chiesa del 1984 ha avuto come conseguenza il fatto che “la religione cattolica è rimasta di fatto ‘religione di Stato’ nel sentire e soprattutto nei comportamenti della classe politica”.
“In molte scuole – osservano – il suo insegnamento è tuttora di fatto ‘obbligatorio’, per la casualità o la totale mancanza di alternative; lo stipendio dei suoi insegnanti è a carico dello Stato ed essi entrano nei ruoli della scuola senza concorso, con l’impegno a trovare loro un’altra collocazione nel caso in cui la Chiesa, che li designa, ritiri loro la sua legittimazione”.
Ma quali concrete possibilità ci sono che la proposta venga esaminata?
La domanda è più che legittima, anche perché – è bene precisarlo – per sostituire la religione cattolica con l’educazione civica non basta un decreto del Ministro e neppure una legge “normale”.
Si tratta infatti di rivedere il Concordato Stato-Chiesa del 1984 che è un vero e proprio “trattato internazionale” espressamente previsto dall’articolo 7 della Costituzione.
Per rivedere il concordato non è necessaria una legge costituzionale ma il percorso è persino più difficile in quanto è indispensabile rivedere un trattato con uno “Stato straniero”: insomma, senza il l’accordo con la Santa Sede il concordato non si può cambiare e questo non è un vincolo di poco conto.
Ci pare che, almeno per il momento, sia molto difficile che la mozione venga presa in considerazione dal Governo: non dimentichiamo che vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini parla spesso con il rosario in mano affidandosi al “cuore immacolato di Maria” per la soluzione dei problemi del Paese.
A queste condizioni, parlare di revisione del Concordato ci pare davvero improponibile.
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