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Educazione civica, storia della “Cenerentola” della scuola

C’era una volta l’Educazione Civica…. Comincia così la storia di una disciplina scolastica, la cenerentola della scuola italiana, nata nella sala dei Parlamenti del Castello Ursino di Catania, ai piedi dell’Etna e sul mare Jonio e che, dopo tanti anni di solitudine e di trascuratezza, forse, potrà indossare l’abito della festa e ritornare a contare come disciplina scolastica ed essere oggetto di valutazione curriculare.

Dal prossimo settembre, in tutte le classi, dalla prima elementare alla quinta superiore: non ci sarà un’ora in più di scuola, ma il voto in pagella per una disciplina trasversale che coinvolge tutti gli insegnamenti.

Bentornata Educazione Civica e la piccola “Cenerentola”, indosserà un abito moderno “desigual” che scambia la forma di disciplina scolastica in azione formativa trasversale valutata con un voto che stimola tra gli studenti all’impegno di studio della Costituzione, per conoscere le leggi e gli ordinamenti dello Stato e dell’Europa, ad operare negli ambienti digitali e ad agire da cittadini attivi e responsabili, mettendo in pratica il senso civico che costituisce l’obiettivo e la competenza trasversale dell’Educazione Civica.

L’educazione alla cittadinanza intende presentarsi oggi con le caratteristiche del mondo “digitale” ed il compito di: “Analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali”.

La nuova Educazione civica ha il compito di “fornire norme comportamentali nell’ambito dell’utilizzo delle tecnologie digitali”.

In attuazione della proposta di legge già deliberata alla Camera, la «conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni comunitarie» sarà un «insegnamento trasversale», ed ogni scuola ricaverà 33 ore annuali per insegnare i «principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale, diritto alla salute e al benessere della persona», prendendo ore un po’ da tutte le materie, come il Consiglio di Istituto riterrà più utile.

L’insegnamento potrà essere anche affidato a più insegnanti in contitolarità, ma ci sarà un coordinatore («al quale non sono dovuti compensi o indennità» per questo incarico, ma eventuali compensi dal Fondo d’Istituto)

Il Coordinatore dell’Educazione Civica, (forse il Referente per i progetti di legalità o il Docente di Diritto dell’organico funzionale) sarà il padre e o la madre adottiva della piccola Cenerentola e dovrà farsi carico di organizzare le ore, assicurare che in tutte le classi si svolgano questi momenti d’istruzione e di formazione e che tutti gli studenti acquisiscano le competenze di cittadinanza che oltre ad essere “attiva e responsabile” diventa anche “digitale”, secondo le indicazioni del Decalogo approvato dal MIUR nel gennaio dello scorso anno: un sillabo che ha lo scopo di inquadrare il corpus di temi e contenuti che sono alla base dello sviluppo di una piena cittadinanza digitale degli studenti attraverso il percorso educativo.

La legge prevede, inoltre che dal 2020 sarà assegnato un fondo di quattro milioni per la formazione dei docenti e in prima battuta dei Coordinatori eroici e “generosi”.

Un po’ di storia

Durante i lavori della Costituente per la repubblica (1946-1948), come ricorda Luciano Corradini, venne lanciata dal ministro Gonella una grande inchiesta sulla scuola, che produsse un enorme materiale, di fatto rivelatosi poco utile alla grande riforma che si voleva realizzare e il disegno di legge 2100 del 1951 si arenò in Parlamento.

L’art. 15 prevedeva per esempio l’introduzione in tutte le scuole di uno specifico insegnamento di Educazione Civile, con le motiva-zioni, presentate nella relazione introduttiva: «Lo spirito democratico della Costituzione e la conoscenza della struttura stessa dello stato democratico costituiscono elementi necessari per la formazione di una coscienza civile nazionale”.

“L’educazione civile è, quindi, un supremo interesse della società democratica, ed è condizione del consolidamento di una libera democrazia, al di sopra e al di fuori delle distinzioni dei partiti (…). L’educazione civile si svolge secondo un duplice processo, che è informativo e formativo della coscienza civile, per culminare nella piena partecipazione della persona alla vita della comunità”.

L’Educazione civica come disciplina trova le sue origini nel 36° convegno nazionale dell’UCIIM sul tema: “L’insegnamento della Costituzione e l’Educazione Civica dei giovani” che aveva avuto luogo presso il Castello Ursino di Catania nei giorni 9 – 11 febbraio del 1957.

Come si legge sugli articoli di cronaca del tempo, dopo la prolusione del Sen. Domenico Magrì, già sindaco di Catania, dal titolo “La democrazia italiana e i compiti dell’educazione civica”, il prof. Gesualdo Nosengo, fondatore dell’UCIIM, dopo aver letto il messaggio augurale del Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, ha sviluppato il tema dell’Educazione morale e l’Educazione alla libertà e, quindi, il pedagogista prof. Giovanni Gozzer ha presentato l’Educazione civica come motivo ispiratore e come fattore del rinnovamento della scuola italiana .

Le conclusioni del convegno affidate al fondatore dell’UCIIM Gesualdo Nosengo sono indicative di un processo storico che l’Uciim ha percorso, si legge, infatti: Tali dichiarazioni saranno riordinate da un’apposita commissione che si riunirà a Roma domenica prossima e da esse saranno ricavate le richieste che saranno dirette al Ministero della P.I. al Governo, con nota ai partiti democratici.

E’ intendimento del Consiglio generale dell’UCIIM operare in modo che l’insegnamento della Costituzione, sia fattivamente introdotto nella scuola, come nuova materia per i discepoli”.

Quanto allora auspicato è veramente accaduto e quei documenti, sintesi delle relazioni e delle conclusioni, non rimasero semplici “atti del convegno” da archiviare, ma sono state tramutate in atti concreti a vantaggio della scuola italiana.

L’anno successivo con il DPR 585 del 13 giugno 1958 a firma del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi e del Ministro dell’Istruzione, Aldo Moro, si stabilisce che “I programmi d’insegnamento della storia, in vigore negli Istituti e Scuole d’istruzione secondaria e artistica, sono integrati con quelli di Educazione civica”.

Nacque così nella scuola italiana l’Educazione Civica inglobata nella cattedra di Italiano, Storia, Geografia, Educazione Civica, pur conservando un valore interdisciplinare e appartenendo a tutti gli insegnamenti e, quindi, potenzialmente dovrebbe coinvolgere tutte le discipline.

Questo «insegnamento» intendeva l’Educazione civica come clima culturale della scuola, ispirato alla Costituzione, come esperienza di vita democratica, come responsabilità di tutti i docenti e come nucleo di argomenti affidati per prima per due ore mensili, e poi un’ora settimanale, nell’ambito dell’orario scolastico d’insegnamento affidate al docente di Lettere.

Successivamente, in sede di elaborazione dei nuovi programmi della scuola media (cui diede un notevole impulso la prof.ssa Cesarina Checcacci), e delle sperimentazioni della secondaria superiore, sono state pensate diverse soluzioni del problema.

Tra gli anni ’80 e ’90, il Parlamento, il Ministero e le singole scuole sono stati indotti a rispondere ad una serie di «emergenze» sociali, o con progetti specifici o con le cosiddette «educazioni aggiunte», che fecero perno sull’educazione alla salute e sul progetto Giovani, sul Progetto Ragazzi 2000, sul Progetto Genitori, che in seguito confluirono nella declinazione delle “sei «educazioni», della Riforma Moratti.

I ministri Fioroni e Berlinguer «semplificarono» il menu scolastico, delle “sei educazioni” ed in seguito la legge Gelmini 169/2008 e la successiva 222/2012 ingloba l’Educazione Civica nella nuova formula di “Cittadinanza e Costituzione” anche se la denominazione Educazione civica resta ancora nei programmi di concorso a posti d’insegnamento previsti per le classi A043 e A050, dove si legge che “ Il candidato dovrà dimostrare di avere chiara conoscenza delle finalità di questo insegnamento, che, in più stretto rapporto con la storia e la geografia, è essenziale per la formazione della coscienza sociale e civile del cittadino. Il candidato dovrà pertanto dimostrare di conoscere la Costituzione italiana e di saperne illustrare gli articoli, alla luce degli avvenimenti storici che l’hanno preparata e dei concetti giuridici e filosofi-ci che l’hanno ispirata».

I principi e i valori di «Cittadinanza e Costituzione» pur richiamati nelle parti generali delle Indicazioni, non trovano spazio nell’elenco delle discipline, risultando così semplicemente affidate alla buona volontà dei docenti e alla sensibilità pedagogica di alcuni docenti in riscontro alle tematiche che il Ministero ha emanato nel corso degli anni per i progetti di educazione alla legalità, alle pari opportunità, alla risposta al bullismo ed ora al cyber bullismo.

Il prof. Corradini, che con il Progetto Giovani e con il progetto Ragazzi 2000 ha rilanciato la cultura della partecipazione e del senso civico, cita come contributo significativo l’intervento del Direttore generale dell’USR Lombardia Francesco De Sanctis, autore di un ampio documento dal titolo Linee d’indirizzo per Cittadinanza e Costituzione (C&C), nel quale, sulla base di una lettura puntuale della normativa esistente, ivi compreso il Documento d’indirizzo per la sperimenta-zione dell’insegnamento di C&C (Miur, 4.3.2009), presenta delle griglie per il monitoraggio di quanto avviene nell’ambito delle scuole lombarde e promuove un corso di formazione, per mettere a punto un ventaglio di proposte alle scuole. Si parlava di «formare» «figure di sistema», cioè una rete di esperti impegnati a connettere i programmi scolastici in vigore (le Indicazioni nazionali) con l’insegnamento della Costituzione e con l’educazione alla cittadinanza, così come previsto dalla legge Gelmini (169/2008).

Oggi tale indicazione trova riscontro nella funzione del “Coordinatore dell’Educazione Civica” per la cui formazione il Ministero ha stanziato fondo di quattro milioni come si legge nel testo della Legge approvato il 2 maggio, e negli articoli 9 e 10 si propone di valorizzare mediante un “Albo” nazionale le buone pratiche che la creatività didattica delle scuole mette in atto, “così da condividere e diffondere soluzioni organizzative ed esperienze di eccellenza”.

La cultura della democrazia e della partecipazione non s’insegna con le parole, ma s’impara facendo ed ecco la valenza del progetto del “Consiglio comunale dei Ragazzi” che ha compiuto i sui primi 25 anni di cammino, raccogliendo l’adesione di oltre 500 CCR in tutte le provincie d’Italia e costituisce un lodevole esempio di Educazione civica, capace di formare e responsabilizzare numerosi studenti quali “cittadini attivi” della scuola “piccola città”.

Non si tratta di un gioco o di una finzione, ma di una vera lezione applicata che produce nuovi apprendimenti imparando a conoscere, studiare e vivere la Costituzione da veri cittadini e modificare i comportamenti nel rispetto dei diritti e dei doveri.

Sarà compito del Coordinatore, favorire nella scuola anche l’attivazione del Consiglio Comunale dei Ragazzi, esercizio e compito di realtà delle nozioni dell’Educazione Civica e della cultura europea.

Nella scuola secondaria di secondo grado la presenza di tanti, circa seimila docenti di Diritto ed Economia, oggi utilizzati per supplenze o per il sostegno senza titolo, meritano una specifica valorizzazione delle loro competenze e quindi possono a buon diritto mettere a frutto le specifiche competenze giuridiche ed economiche per guidare gli studenti nei sentieri delle leggi costituzionali e ordinamentali dello Stato.

L’insegnamento dell’Educazione civica, come ha scritto il Direttore di Avvenire – non sia ridotta a “foglia di fico” e sia davvero “lievito” anche in altre materie – strumento davvero utile e necessario in questo tempo in cui le nostre scuole sono il luogo dove cresce una generazione d’italiani che hanno anche origini straniere e appare indispensabile lo ius culturae in tema di cittadinanza.

Come tutte le innovazioni che hanno un passato e un’origine ricca di valori e contenuti è necessario che gli operatori scolastici imparino a “scrivere dritto su righe storte” e siano capaci di inventarsi per il bene degli studenti un servizio culturale e formativo, capace di assicurare lo sviluppo di un concreto senso civico che si manifesta anche attraverso un’agita cultura del rispetto, della democrazia, della partecipazione della ricerca del bene comune.

Cosa prevede il testo approvato dalla Camera

L’insegnamento sostituisce quello di Cittadinanza e Costituzione, introdotto dal D.L. 137/2008 (art. 1-L. 169/2008).

Nelle scuole del primo ciclo, l’insegnamento è affidato in contitolarità a docenti. Nelle scuole del secondo ciclo le scuole utilizzano l’organico dell’autonomia e, più nello specifico, ove disponibili, i docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche.

Per ciascuna classe è individuato un docente coordinatore che ha, tra l’altro, il compito di formulare la proposta di voto, acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti a cui è affidato il medesimo insegnamento.

Il dirigente scolastico verifica la piena attuazione e la coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF).

Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono definite Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, che individuano obiettivi specifici di apprendimento, con riferimento a: Costituzione italiana; istituzioni nazionali, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; educazione alla cittadinanza digitale, anche per valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti e per essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare riferimento ai comportamenti riconducibili a bullismo e cyberbullismo; elementi fondamentali di diritto, con particolare riferimento al diritto del lavoro; educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; formazione di  base in materia di protezione civile. Sono altresì promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.

In particolare, la conoscenza della Costituzione rientra tra le competenze di cittadinanza che gli studenti di ogni percorso di istruzione e formazione devono conseguire, avvicinandosi ai contenuti della Carta costituzionale già a partire dalla scuola dell’infanzia.

Al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale. Inoltre, al fine di promuovere la cittadinanza attiva, possono essere attivate iniziative per lo studio dei diritti e degli istituti di partecipazione a livello statale e territoriale.

L’insegnamento dell’educazione civica è integrato con esperienze extra-scolastiche con altri soggetti istituzionali, del volontariato o del terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva.

comuni possono promuovere ulteriori iniziative in collaborazione con le scuole per quanto attiene, in modo specifico, alla conoscenza delle amministrazioni locali e dei loro organi, nonché della storia del territorio.

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Giuseppe Adernò

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