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Educazione civica: chiunque la insegni deve promuovere solidarietà e responsabilità e non solo trasmettere conoscenze

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L’insegnamento dell’educazione civica pone un problema di non facile soluzione: chi deve occuparsene?
Semplificando al massimo, le posizioni a confronto sono due: da un lato c’è chi sostiene che allo svolgimento del “programma” debbano collaborare tutti i docenti del team, ciascuno per le proprie competenze; dall’altro c’è chi ritiene invece che l’educazione civica debba essere affidata ad un docente con specifica specializzazione in ambito giuridico.
Probabilmente entrambe le posizioni sono da tenere nella giusta considerazione.
Intanto c’è da dire che, anche volendo, nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado il problema non si pone perché in questo segmento scolastico non vi sono docenti specializzati.
Diverso è il caso della secondaria di secondo grado dove invece esistono le professionalità adeguate.
Ma ci sono anche gruppi e comitati di docenti con specifiche abilitazioni che sostengono la necessità di istituire una apposita cattedra di educazione civica in tutti i percorsi della secondaria.
Posizione del tutto legittima e ben comprensibile sia per motivi culturali che occupazionali.
A noi sembra però che questa strada sia poco conforme allo spirito della legge 92 e delle stesse Linee Guida firmate di recente dal ministro Valditara.
L’educazione civica, infatti, non deve essere intesa semplicemente come una materia finalizzata a fornire ai giovani conoscenze e competenze di natura storico-giuridica.
La finalità è ben altra e assai più complessa: si tratta infatti di fare in modo che i ragazzi e le ragazze si formino come cittadini consapevoli e responsabili.
Insomma, non basta sapere quanti sono i deputati e i senatori, conoscere i poteri del presidente della Repubblica o le prerogative delle Regioni per essere un buon cittadino.
Non basta conoscere l’articolo 11 della Costituzione per diventare “costruttori di pace”, la pace va praticata anche nella propria vita di relazione, così come bisogna mettere in conto che non si diventa rispettosi dell’ambiente solo perché si è in grado di recitare a memoria l’articolo 9 della Carta.
Possiamo anche spingerci oltre: basta far studiare l’articolo 53 (“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”) per combattere l’evasione fiscale?
E che vogliamo dire del dovere di solidarietà che ispira l’intera Costituzione della Repubblica?
La conclusione ci pare piuttosto evidente: l’educazione civica non si può in alcun modo ridurre a mera conoscenza di norme, leggi o principi costituzionali.
Ecco perché a chiunque venga affidato il compito di insegnarla è indispensabile che si traduca concretamente in una proposta educativa che coinvolga l’intero team dei docenti.