Ragionare sul perché formare alla cittadinanza gli studenti delle scuole ha a che fare con la cosiddetta questione giovanile. Chi sono i giovani e cosa possiamo dire di loro? Una risposta che ci piace particolarmente la traiamo dal manuale Introduzione alla pedagogia generale di Frabboni e Minerva ed è la seguente: i giovani sono “un mosaico di identità (esistenziali, socioculturali, valoriali) non ricomponibile con un unico filo di raccordo interpretativo.”
Ci piace particolarmente perché è una definizione che non generalizza perché non è mai intellettualmente corretto generalizzare. I giovani hanno condizioni sociali, vissuti culturali e personali, habitat territoriali, profili psicologici ed emotivi completamente diversi tra loro. E dunque rappresentano un universo troppo variegato per ragionare secondo modelli unici.
Cosa accomuna i ragazzi?
E tuttavia c’è una preoccupazione che li accomuna, che facciamo nostra e che rende particolarmente importante l’educazione alla cittadinanza: molti giovani vivono condizioni di marginalità sociale (attraversata da alti tassi di disoccupazione) che fanno loro percepire la realtà come priva di futuro, a maggior ragione quando associano ai timori di tipo professionale quelli catastrofico-ambientali sempre più devastanti.
Impegno o disimpegno?
Cosa vogliamo sostenere con queste premesse? Che il senso di smarrimento potrebbe condurre i ragazzi al disimpegno e alla rinuncia, spegnendo in loro quelle forze etico-sociali che sono il motore del far bene e dell’agire in società con senso civico.
Ecco, in un contesto simile l’importanza dell’educazione alla cittadinanza diventa evidente. La scuola può essere un potente circuito formativo, un laboratorio, una fucina di valori.
Su questi argomenti vi segnaliamo due corsi del nostro formatore Rodolfo Marchisio:
Formare alla cittadinanza digitale, in programma giovedì 24 settembre e giovedì 1 ottobre.
Costituzione, diritto, legalità, solidarietà, in programma dal 29 settembre al 13 ottobre.