Sono rimasta molto amareggiata leggendo un articolo (firmato da Nicola Bottero, genitore di due studenti delle superiori) in cui si parla dell’Educazione civica e, collegandola all’IRC, si sottolinea l’ennesima lesione alla laicità della scuola pubblica. Davvero non ne capisco le ragioni e continuo ad avvertire dietro quelle parole la solita grande miopia ideologica di chi non prova neppure a capire cosa sia l’IRC oggi nella scuola pubblica.
L’IRC oggi è confronto, dialogo, riflessione su tanti temi di attualità; è ascoltare le domande dei giovani nei confronti di se stessi, degli altri e della vita; è apertura ad altre culture e religioni; è un’ora anche di leggerezza in cui gli studenti possono vivere il loro essere alunni senza assilli di voti, compiti ed interrogazioni ma con l’impegno a condividere esperienze, pensieri ed opinioni e con la possibilità di mettersi in gioco senza maschere.
E’ costante quindi il richiamo ai valori promossi anche dalla Costituzione, la sottolineatura del rispetto di sé e degli altri, la sollecitazione a lavorare per il bene comune, a sentirsi parte di una comunità sempre più ampia rispetto a quella familiare … Come può spaventare tutto questo? Perchè un docente di religione dovrebbe essere “fuori luogo” nell’ambito dell’Educazione Civica rispetto – che ne so – ad un docente di matematica che ha meno occasioni per affrontare tali problematiche?
E nel caso i non avvalentisi dovessero fermarsi a volte un’ora in più sarebbe così sconvolgente? Uscire dalla scuola un’ora prima o entrare un’ora dopo può considerarsi la stessa cosa rispetto ad un’ora in cui si offre un’ulteriore occasione di crescita? Non sarebbe il caso di riconoscere anche ai docenti IRC l’intelligenza di poter gestire alcune tematiche distinguendo tra visione laica e visione religiosa del mondo? E che male ne deriverebbe ai ragazzi se le avessero di fronte e ben presenti entrambe proprio per poter scegliere con consapevolezza?
E ancora: forse i docenti IRC – tenuti a dare giudizi e non voti – sarebbero incapaci di dare una valutazione come tutti gli altri insegnanti? E in quanto allo status (semplificando) “a metà” tra Stato e Chiesa – come si sottolinea nell’articolo – toglie qualcosa alla professionalità dei docenti IRC? L’inclusione di cui tanto si parla a scuola vale solo per gli studenti ?
Personalmente gestirei il discorso Ed. Civica con molta chiarezza e mai mi sognerei di tenere in classe i non avvalentisi nel momento in cui si affrontano gli ambiti specifici della disciplina IRC. Perché? Semplicemente per il rispetto dovuto alle scelte loro e delle loro famiglie.
Lo stesso rispetto che vorrei percepire nei confronti miei e dei miei colleghi unitamente alla FIDUCIA che sarebbe ora di avere verso chi – nella scuola – quotidianamente si occupa di offrire opportunità di crescita serena a tanti giovani spesso abbandonati – da altri – a loro stessi.
Marilena Marchioni
Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “La meraviglia delle scoperte” tenuta da Dario De Santis dal titolo: “I Simpson, nel…
"Servirebbero più risorse per la scuola pubblica e per l'istruzione per garantire il diritto al…
I compiti a casa sono il momento del consolidamento e della rielaborazione delle conoscenze, e dell'esercitazione…
È partito il 21 scorso alle 15,10 da Torino Porta Nuova il "Sicilia Express", il…
Una aspirante partecipante al concorso ordinario PNRR 2024 della scuola primaria e infanzia, ci chiede…
Il 19 dicembre 2024 segna un passo decisivo per l’organizzazione del concorso docenti. Con una…