Come e soprattutto dove si formano gli studenti di 13-14 anni? In media, a livello internazionale la fonte più comune di informazione riguardo alle questioni politiche e sociali tra gli studenti della secondaria di primo grado resta la televisione, con il 50% degli studenti che ha riportato una frequenza almeno settimanale nell’uso di questa fonte.
Seguono l’uso di Internet (29%) e la lettura di giornali, compresi quelli online (21%). Nel periodo tra il 2016 e il 2022, si è osservata una forte diminuzione nell’uso della televisione come fonte di informazione, che è scesa dal 66 al 49% in media nei Paesi che hanno partecipato ad entrambi le rilevazioni.
Anche in Italia si è verificata una diminuzione nell’uso della televisione come fonte di informazione (-6 punti percentuali rispetto al 2016), mentre l’uso di Internet per informarsi su temi politici e sociali è aumentato tra i giovani italiani di 8 punti percentuali.
In media a livello internazionale, un terzo degli studenti partecipanti ha dichiarato di discutere di frequente, almeno settimanalmente, con i propri genitori su questioni politiche e sociali. Tuttavia, le percentuali variano notevolmente da Paese a Paese. Con gli amici si parla meno che con i genitori/tutori, ma comunque in misura maggiore rispetto al 2016.
La modalità di utilizzo prevalente degli strumenti di partecipazione civica consiste nel mettere un like a un post su una questione politica o sociale (ITA: 33% ICCS: 24%). Anche i social sono un mezzo di partecipazione civica, soprattutto per chi è abbastanza/molto interessato a questioni politiche o sociali.
E’ quanto emerso dai dati relativi all’Indagine IEA ICCS (International Civic and Citizenship Education Study), lo studio internazionale più ampio condotto sull’educazione civica e alla cittadinanza presentati da Invalsi il 28 novembre.
Obiettivo dell’indagine è identificare ed esaminare, all’interno di una dimensione comparativa, le modalità con le quali gli studenti frequentanti l’ottavo anno di scolarità (13-14 anni) vengono preparati per svolgere attivamente il proprio ruolo di cittadini nelle società democratiche.
Ad essere presentati sono stati i risultati internazionali, ma soprattutto quelli italiani, relativi al 2022. Le precedenti rilevazioni sono state effettuate nel 2016 e nel 2009. A livello internazionale sono stati coinvolti 82mila studenti, 42mila docenti, a livello italiano 2.121 docenti, 4.347 studenti.
L’indagine Invalsi ha tenuto conto di cinque aree di interesse (sostenibilità, tecnologie digitali, diversità, opinioni su sistema politico, cittadinanza globale) e di tre dimensioni (conoscenza civica, atteggiamento e impegno, importanza dei contesti).
I dati sono stati raccolti tramite una prova cognitiva, un questionario studente internazionale, un questionario europeo per gli studenti, questionario insegnanti, questionario scuola e un’indagine sui contesti nazionali. Per la prima volta nella maggior parte dei casi le prove si sono svolte online.
L’Italia ha conseguito un punteggio medio di conoscenza civica significativamente superiore alla media pari a 523, classificandosi al settimo posto: mettendo a confronto i Paesi, il punteggio più alto è stato ottenuto da Taipei cinese (583) e Svezia (565), il più basso da Bulgaria (456) e Colombia (452).
L’indagine ha preso in esame dei livelli di rendimento, dal più alto (A) al più basso (D). L’Italia presenta punteggi alti nei primi due livelli, e bassi negli ultimi.
Purtroppo ci sono differenze territoriali: Sud e Isole fanno registrare il punteggio medio più basso dalla media nazionale, il Nord il più alto. Al Centro Italia purtroppo ci sono molti studenti che non raggiungono neanche il livello D, il minimo considerato dall’indagine.
In media, a livello internazionale, circa il 60% degli studenti ha ottenuto punteggi che li collocano almeno al livello B della scala di conoscenza civica. La percentuale di studenti che non raggiungono il livello D è del 3% in media a livello internazionale.
In Italia il 70% degli studenti raggiunge almeno il livello B. Solo l’1% degli studenti italiani non raggiunge il livello D.
Come abbiamo scritto più volte, la Legge 92 del 2019, applicata a partire dall’anno scolastico 2020-2021, prevede che l’insegnamento dell’educazione civica, pari a 33 ore l’anno, sia affidato in “contitolarità” (a meno che alle superiori non si affidi ad un docente di discipline giuridiche ma percentualmente è una possibilità remota).
Le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica sono state pubblicate con il D.M. n. 35 del 22.06.2020.
L’insegnamento ruota intorno a tre nuclei tematici principali:
L’orario che gli istituti dovranno dedicare a questo insegnamento non deve essere inferiore a 33 ore per ciascun anno scolastico.
La Legge dispone che l’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica sia oggetto delle valutazioni periodiche e finali.
Al termine del primo e del secondo ciclo di istruzione, gli studenti dovranno aver raggiunto determinati traguardi di competenza.
Ha fatto bene il ministero dell'Istruzione a non riprogrammare le prove concorsuali del 2022 (per…
Questa mattina, venerdì 20 dicembre, a Zagabria, in Croazia, un 19enne ha fatto irruzione in…
Un docente su due è favorevole a non appesantire il carico di lavoro degli studenti…
Sul portale INPA sono disponibili i due bandi per la selezione dei componenti delle commissioni…
L’istituto tecnico G. Marconi di Dalmine, in provincia di Bergamo, una delle istituzioni più all’avanguardia…
Alla fine l’educazione alimentare nelle scuole paga! Con tempi medio-lunghi, d’accordo, ma i risultati si…