Attualità

Educazione civica: insegnare a scuola come far fronte al cambiamento climatico

Oggi agli agricoltori si chiede di essere sostenibili, di produrre di più con meno: meno sprechi, meno input chimici, meno utilizzo di acqua, meno carburante agricolo.

Sono richieste sacrosante, soprattutto perché siamo alle prese con una popolazione mondiale che aumenta e, dunque, il fabbisogno di cibo cresce in parallelo. Inoltre, produrre oggi richiede di essere all’altezza con un’altra dimensione, quella dei cambiamenti climatici. Se parliamo invece di zootecnia, l’attenzione cade sulle emissioni di gas serra in atmosfera e sulla riduzione dell’utilizzo degli antibiotici, per contrastare il fenomeno di antibiotico resistenza.

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Riassumiamo: produrre di più con meno, tagliare l’impiego di agrofarmaci (-50%), di nutrienti (-50%), di fertilizzanti (-20%) entro il 2050, monitorare la presenza di agenti patogeni, ridurre le emissioni ambientali, contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, utilizzare meno acqua.

Un elenco di “prescrizioni” così spaventerebbe chiunque, ma non gli agricoltori, che possono contare su strumenti sempre più evoluti. Parliamo di agricoltura e zootecnia di precisione, con le diverse declinazioni, i differenti livelli di automazione, con costi anche molto diversi.

Qualche esempio. Per ottimizzare l’utilizzo di acqua sulle colture – fondamentale in particolare in questa fase di siccità – è possibile utilizzare una centralina meteo, in grado di monitorare le precipitazioni, il tasso di umidità nell’aria e nel terreno, così da suggerire all’imprenditore agricolo il momento più idoneo per irrigare. Una strumentazione simile si può trovare al costo di mille euro, anche meno. Una spesa sostenibile per l’impresa agricola, con enormi vantaggi: utilizzare meno acqua per irrigare significa anche risparmiare gasolio agricolo per pompare acqua dai canali, con benefici economici e ambientali.

Restiamo sulle centraline di rilevamento meteo: e se tale strumentazione fosse dotata anche di rilevatore di velocità e direzione del vento? Quale potrebbe essere il vantaggio? Magari aiuterebbe a calcolare quando diserbare, a che altezza collocare gli ugelli di irrorazione, così da evitare che correnti ventose spostino il flusso di mezzo tecnico, riducendone l’efficacia. Magari, utilizzando una irroratrice di precisione l’agrofarmaco potrebbe essere gestito sulla base dell’effettivo bisogno sull’apparato fogliare.

L’agricoltura sta correndo alla velocità della luce in termini di ricerca e sviluppo, di nuove tecnologie e di processi che riescono a rendere il processo produttivo più efficiente o il prodotto maggiormente tracciato. Pensiamo ai sistemi di blockchain, per ora poco diffusi, ma che permettono di monitorare e descrivere ogni passaggio dalla terra alla tavola, senza possibilità di contraffazione (il falso made in Italy pesa per oltre 100 miliardi di euro ogni anno, circa il doppio dell’export dell’autentico agroalimentare italiano).

Tocchiamo ora la zootecnia, un segmento che ha saputo aggiornarsi e rispondere alle esigenze di benessere animale e sostenibilità. “Fino a venti anni fa – racconta Alessandra Stella, genetista dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Cnr – la ricerca genetica in zootecnia bovina da latte era incentrata a incrementare le produzioni. Adesso si guarda alla longevità dell’animale, all’efficienza globale lungo tutta la carriera produttiva, con la conseguenza che in stalla si hanno animali che vivono più a lungo e stanno meglio”.

L’automazione e il monitoraggio tramite software e algoritmi favorisce la sostenibilità ambientale, ma anche economica, migliora il benessere dell’animale, ma anche dell’allevatore, che può tenere sotto controllo la mandria o l’azienda tramite smartphone in qualsiasi momento e da qualsiasi posto.

L’agricoltura è sempre più tecnologica. Secondo i dati dell’Osservatorio Smart AgriFood, negli ultimi due anni in Italia gli investimenti in tecnologie di Agricoltura 4.0 sono esplosi, passando da un fatturato di 450 milioni di euro nel 2019 a 1,3 miliardi del 2020, per poi approdare a 1,6 miliardi di euro a fine 2021 con un ulteriore balzo del 23% in 12 mesi.
A livello mondiale si stima – precisa l’Osservatorio Smart AgriFood – un giro d’affari dell’agritech di circa 15 miliardi di dollari e oltre 750 startup attive. In questo contesto l’Italia è fra i primi dieci Paesi che contano il maggior numero di startup.

L’introduzione di nuove tecnologie è favorita anche dall’ingresso dei giovani agricoltori, sempre più smart e più aperti all’innovazione tecnologia. E questo anche grazie alle opportunità assicurate dalla Politica Agricola Comune (Pac).

Lo ha ricordato recentemente il Crea, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, che ha calcolato che nel periodo 2007-2013 i Piani di Sviluppo Rurale (Psr) hanno messo a disposizione 702,6 milioni (4% della spesa complessiva) per favorire l’insediamento dei giovani agricoltori. La spesa effettivamente sostenuta è stata pari a 698,2 milioni di euro di cui hanno beneficiato 22.225 giovani agricoltori. I Piani di Sviluppo Rurale 2014-2023 (programmazione che quindi ancora deve concludersi) hanno destinato ai giovani 817,4 milioni di euro.

In particolare, al 31 dicembre 2021 il 52% delle risorse previste è stato speso e risultano insediati 13.479 giovani, ma si stima – prevede il Crea – che a fine periodo saranno circa 20mila i giovani beneficiari con un risultato in termini di spesa che dovrebbe ricalcare quello del periodo precedente.

Anche nell’ottica di favorire l’ingresso dei diplomati nel mondo del lavoro, la scuola dovrebbe quindi formare generazioni competenti sul fronte del contrasto al cambiamento climatico.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto ParteciPAC (www.partecipac.eu), finanziato dal programma IMCAP dell’Unione europea.
Le opinioni espresse nel presente articolo sono quelle dell’autore che ne assume la responsabilità esclusiva. La Commissione non è responsabile dell’eventuale uso delle informazioni in esso contenute.

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