I lettori ci scrivono

Educazione civica, la dimensione geo-antropologica

La proposta di Legge che prevede l’introduzione dell’insegnamento dell’Educazione civica nella scuola primaria e secondaria è stata approvata e dovrebbe entrare in vigore entro l’anno scolastico 2020/2021.

Tra i vari emendamenti ve ne sono alcuni che impegnano il Governo a portare avanti iniziative di sensibilizzazione ed educazione sociale ed emotiva, educazione e rispetto dei diritti umani, convivenza civile e democratica, dialogo interculturale, importanza dei valori civici, memoria storica, viaggi educativi ecc.

L’idea di Educazione civica che viene espressa nella proposta di legge, richiede alcune riflessioni che giustifichino lo sforzo per cercare di  migliorare il livello di civiltà in una società democratica e conoscere la molteplicità di fattori che sottintendono ad una certa concezione della vita e dell’uomo.

Si fa Educazione civica sul fondamento di una data antropologia, in quanto, l’aspetto civico è intrinseco alla natura umana, rispecchia una  categoria dello spirito che va favorita ed educata.

L’educazione civica è una dimensione che può significativamente essere definita solo entro la integralità del processo educativo nel quale le singole dimensioni (intellettuale, morale, sociale, religiosa, civica ecc.) rappresentano prospettive dell’unità educativa che è l’educazione dell’uomo (S. Colonna, L’educazione civica del nostro tempo, in Prospettive Pedagogiche, 1988).

La questione è particolarmente delicata e complessa e deve chiarire che tipo di educazione civica attuare nella scuola e quali finalità perseguire.

Se non si vuole che l’apprendimento civico sia una semplice enunciazione di principio, è necessario attuare un’educazione civica intenzionale che sia il più possibile civile (educazione civica non deriva da civitas, ma da civiltà, realtà storica, patrimonio dinamico dell’uomo)  legittimabile ed efficace.

Le finalità dell’ educazione civica vanno ricercate nella Costituzione, richiedono una  approfondita riflessione sul valore della persona, sull’idea di giustizia, libertà, responsabilità morale, solidarietà sociale, partecipazione e devono far capo ad una concezione autentica dell’uomo nella sua intangibile natura e nel suo valore (A. Agazzi).  La persona rimane, dunque, il valore massimo rispetto al quale l’educazione civica deve misurarsi.

Si può dire che, oggi, lo spazio dell’educazione civica è molto più ampio rispetto al passato, richiama il concetto di educazione sociale e investe ambiti geografici, culturali ed  antropologici che un tempo non ne facevano parte. L’insegnamento civico è, dunque,  riconducibile a dimensioni civili, sociali ed umane appartenenti ai vari campi del sapere e contribuisce allo sviluppo di abitudini che sono prima di tutto etiche.

Pertanto, l’educazione civica, nel rispetto delle Linee guida per l’educazione globale, Consiglio d’Europa 2008, deve contribuire allo sviluppo di abitudini e valori propri dell’ambito morale, come impegno, ordine, responsabilità, rispetto e solidarietà. Si tratta di attingere alla dimensione universale dell’essere, salvaguardare e sviluppare l’umanità dell’uomo all’interno di una società pluralistica.

Nell’ambito dell’educazione civica, è fondamentale avere autentiche illuminazioni sulla realtà di questo mondo nell’interesse supremo del bene comune.

Ciò su cui la scuola deve riflettere non è tanto la dimensione europea dell’educazione civica, ma l’educazione all’universalità, alla reciprocità, ad un legame che include, ad uno Stato che è in grado di sviluppare condizioni favorevoli a vantaggio di tutti.

È molto importante e significativo, nella proposta di legge, l’inserimento del viaggio educativo, anche attraverso approfondimenti e studi monografici, come strumento utile per impartire nozioni di educazione civica e far conoscere l’importanza dei valori civili.

Si può dire che l’insegnamento civico senza la conoscenza delle dimensioni storiche, geografiche e antropologiche di determinati territori, non è che una seminagione nella sabbia del deserto.

Per comprendere appieno il significato di cittadinanza globale e stimolare comportamenti in grado di contribuire ad una società inclusiva in cui a tutti vengano riconosciute pari opportunità, c’è bisogno di una nuova visione della vita che non consideri più la civiltà dei bianchi come il punto focale del mondo.

È un invito, nell’ambito dell’educazione civica, a tener conto della innegabile pluralità dei centri della cultura, in modo particolare quella  dei territori africani, che non devono essere più considerati terra di missione o di conquista, in quanto, rappresentano uno dei poli dell’evoluzione dell’universo.

In questa determinata contingenza storica, le competenze civiche e sociali passano anche attraverso  lo studio approfondito di sistemi sociali complessi, di antiche civiltà e culture che possono offrire insegnamenti di valore obiettivo.

Bisogna conoscere e studiare con rispetto l’Africa, perché nell’Africa vi sono valori civili, morali e religiosi che attestano una visione spirituale della vita, in base alla quale tutti gli esseri  e la stessa natura visibile sono considerati legati al mondo dell’invisibile e dell’interiorità.

L’educazione civica se vuole essere concreta e non cadere nel vuoto, deve essere  radicata nel rispetto delle individualità nazionali e non deve più considerare gli africani o altri popoli  come persone di seconda classe, buoni discepoli, volenterosi e ossequiosi  servi dell’Occidente.

È un’esortazione al rispetto della multiculturalità e alla rinuncia, da parte della cultura europea, ad uno pseudo diritto di primogenitura, nei confronti di alcune civiltà extraeuropee, che è poco civile e risente ancora di una mentalità colonialistica.

Nell’educazione civica bisogna portare i destini civili di continenti  e popoli che hanno  bisogno e necessitano di una forte promozione sociale.

Purtroppo, la nostra civiltà, che si arroga il diritto di simbolo della cultura personificata,  lascia troppo a desiderare, nel senso che troppe volte ignora le tragedie di un popolo costituito, prevalentemente, da gente umile, buona e cortese che, a partire dagli anni ‘60, continua a registrare guerre che hanno provocato milioni di morti e profughi.

In questa prospettiva, l’educazione civica non deve seguire generici programmi o sterili  principi teorici, ma percorsi monografici  geo-antropologici stabiliti annualmente dalle singole istituzioni scolastiche, per diffondere il civismo, la forza, l’energia e la saldezza del carattere etico ed universale della formazione.

Una volta imboccata seriamente la via verso questa meta lontana, dobbiamo incominciare ad agire non da rivoluzionari, ma da riformatori consapevoli del fatto che, per quanto lontane ed allettanti siano le stelle del cielo, solo i bambini hanno il coraggio di  afferrarle.

 

Fernando Mazzeo

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