L’Andis, l’associazione nazionale dirigenti scolastici, non si trova per quanto riguarda l’introduzione dell’ora di educazione civica. I motivi alla base di questa posizione sono spiegati in un comunicato che riportiamo di seguito:
In audizione presso la Commissione Cultura della Camera l’ANDIS si dichiara contraria alla introduzione dell’Educazione civica come disciplina aggiuntiva.
“Non si può pensare di affrontare il problema delle emergenze educative del nostro tempo aggiungendo al curricolo l’ora di Educazione civica” – sostiene il Presidente Marotta.
I fenomeni di violenza, volgarità, discriminazione, bullismo, disagio sociale non si risolvono con spiegazioni, interrogazioni e voti. Vanno affrontati con più efficaci strumenti di analisi e di intervento non solo da parte delle scuole, ma anche da parte delle famiglie, delle istituzioni pubbliche, degli esperti di settore, delle associazioni del territorio.
Nella società complessa e globalizzata di oggi, l’istituzione scolastica deve far fronte a nuove e difficili sfide educative: i docenti non hanno più il monopolio delle informazioni e dei modi di apprendere; i ragazzi esprimono interessi, linguaggi, gusti, categorie culturali molto diversi da quelli degli adulti; si è progressivamente attenuata la capacità degli adulti di presidiare le regole e il senso del limite; sono sempre più evidenti i segni della
fragilità emotiva e del disagio psicologico che affligge genitori e ragazzi; sono diventati più faticosi i processi di identificazione e differenziazione dei soggetti in età evolutiva; sono mutate le forme della socialità spontanea, dello stare insieme e del relazionarsi tra i ragazzi.
“Per affrontare una emergenza di dimensioni così preoccupanti – prosegue Marotta – non è sufficiente richiamare con una nuova legge la responsabilità della scuola al compito istituzionale di educare gli studenti al rispetto delle regole della convivenza civile. Bisognerebbe, piuttosto, promuovere e sostenere una nuova e più solida alleanza educativa tra docenti, genitori e formazioni sociali, impegnandoli tutti in un patto di corresponsabilità che non si limiti ad intrattenere rapporti saltuari, ma si fondi piuttosto sull’assunzione di reciproci ruoli e responsabilità educative”.
La scuola oggi è chiamata a sviluppare non solo le competenze culturali afferenti alle diverse discipline, ma anche le competenze metacognitive, metodologiche e sociali necessarie ad operare nel mondo e ad interagire con gli altri.
I docenti non hanno bisogno di una nuova disciplina perché, alla luce delle disposizioni e delle indicazioni programmatiche in vigore, sono già obbligati sia ad insegnare i tradizionali contenuti dell’Educazione civica che a progettare percorsi per lo sviluppo di competenze e comportamenti di cittadinanza.
“La promozione delle competenze di cittadinanza nel quadro delle Raccomandazioni dell’Unione Europea non può essere ricondotta ad una specifica disciplina di insegnamento – sostiene con forza il Presidente – le competenze di cittadinanza non si insegnano, ma si promuovono. Sono competenze culturali complesse, apprendimenti strategici che chiamano in causa la formazione integrale della persona e del cittadino; vengono attivate in una varietà di contesti, non possono essere oggetto di trasmissione unidirezionale ma presuppongono un’azione pervasiva trasversale a tutte le discipline di studio.
L’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione normato nel 2008 va adattato ai nuovi scenari sociali e culturali del nostro tempo, all’autonomia scolastica e alle Raccomandazioni UE del 2018”.
Ed ecco la proposta: tenere distinti i percorsi di Promozione delle competenze di cittadinanza dall’insegnamento dei tradizionali contenuti disciplinari di educazione civica (che vanno mantenuti a carico delle aree storico-geografica / storico-sociale o giuridico-economica secondo la normativa vigente).
I percorsi di promozione della cittadinanza devono essere sviluppati da tutti i docenti contitolari della classe, secondo modalità definite da ciascuna istituzione scolastica nell’ambito della propria autonomia didattica.
La norma dovrà sancire l’obbligo per tutte le istituzioni scolastiche di programmare nel PTOF un curricolo verticale di cittadinanza, definendo i risultati attesi, gli obiettivi di apprendimento e le modalità di verifica e di valutazione degli stessi.
“La legge – conclude il Presidente – dovrà lasciare in capo alle istituzioni scolastiche la facoltà di organizzare autonomamente i quadri orari dei percorsi e delle discipline, fissando un monte-ore minimo per l’insegnamento dei contenuti disciplinari di educazione civica pari ad almeno 33 ore all’anno. La norma dovrà finanziare con le poche risorse disponibili un piano di formazione sulle competenze di cittadinanza che coinvolga tutti i docenti in servizio”.
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