Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva già bloccato il decreto “Salva-Roma”, ha fatto bene a ricordare ai Presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, «la necessità di verificare con il massimo rigore» l’introduzione di emendamenti ai decreti leggi nel corso del loro esame in Parlamento.
1. Già il Comitato per la legislazione della Camera osservava che il DL era sbarcato in Parlamento “non corredato” né dalla relazione sull’analisi tecnico-normativa (ATN) né dall’analisi di impatto sulla regolamentazione (AIR, con l’obbligo di redazione per il Governo previsto dalle legge 28 novembre 2005 n° 246). Inoltre, alcune disposizioni del “Salva-Roma” (caso frequente) si “intersecano” con quelle già previste dalla Legge di stabilità, altre risultano fuori argomaneto (ad esempio, le “lanterne semaforiche”), altre pròrogano regimi transitori che fanno riferimento a norme che risultano abrogate, altre ancora pròrogano disposizioni rimaste inattuate o fanno rivivere comitati (come quello per la consulenza sulle privatizzazioni) che però risulterebbero già soppressi ai sensi un’altra legge (DL 95 del 2012, art. 12). E così via.
Ma un sistema normativo e procedurale che tradisce se stesso, opaco nelle sue fasi di stesura e sempre criptico in quelle della scrittura, non può che essere poi terreno fertile per le scorribande di ogni ordine e grado, politiche e no, e preda, comunque, delle burocrazie. Le cattive istituzioni si rafforzano anche per questa via, e possono determinare il destino, fallimentare, di un Paese.
2. Perché nessuno in Senato si è alzato a ricordare che esiste una sentenza della Corte costituzionale (la n. 22 del 2012), che giudica inammissibile l’introduzione di emendamenti eterogenei nel testo dei decreti legge? Accade che i presentatori di pacchetti di emendamenti a Palazzo Madama, visti i numeri risicati della maggioranza, si sentano così spavaldi da poter condizionare il governo che non può fare a meno della loro presenza in Aula per strappare la fiducia. La verità è che l’incredibile vicenda del decreto “Salva-Roma”, approvato dal Parlamento con richiesta di fiducia da parte del governo e poi bocciato dal Quirinale, ha lacerato molti veli davanti all’opinione pubblica.
Nelle Camere è difficilissimo far approvare provvedimenti di riforma omogenei e l’escamotage è quello di agganciare vagoni alla sola locomotiva che comunque non può fermarsi, l’ex Finanziaria ribattezzata legge di Stabilità. Ma anche quando una misura approda in Gazzetta Ufficiale non ha ancora ultimato il suo incredibile viaggio. Prima di venir finanziata, prima che siano promulgati i regolamenti attuativi o semplicemente sia instradata deve passare le forche caudine rappresentate dal ministero dell’Economia e dalla Ragioneria generale.
Nei prossimi giorni cercheremo di capire meglio quali “strane” misure sono entrate nel nuovo Milleproroghe, l’animale legislativo che sembra avere la maggiore capacità di adattamento al caos parlamentare.
Intanto diciamo sommessamente ma con forza che anche gli “onorevoli” parlamentari, quando discutono e approvano le leggi, sono obbligati a prepararsi, studiare ed essere responsabili e “disciplinati” secondo l’Art. 54 della Costituzione della nostra Repubblica Parlamentare!
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