Con tutto il rispetto dovuto per l’ex Ministro Severino, il primo commento – a caldo – che viene da fare è molto semplice: se in questo Paese ognuno di noi facesse (bene) il proprio mestiere le cose funzionerebbero certamente meglio.
Purtroppo, invece, in ogni bar italiano c’è almeno un CT della nazionale mentre gli esperti di politiche scolastiche si sprecano, in base al fatto che chiunque sia passato per un certo numero di anni in due-tre scuole diverse si sente titolato a dare consigli, suggerimenti o addirittura a proporre la propria riforma di questo o quel segmento del nostro sistema di istruzione.
Se poi si parla di didattica e di programmi si scoprono cose incredibili: per esempio, basta consultare il sito della Camera per constatare che le proposte di legge per introdurre nuove materie (dalla educazione sessuale, allo studio del dialetto) sono decine.
Vogliamo poi parlare delle proposte che arrivano da Associazioni e altri Enti?
Tutti si sentono in dovere di dire la loro: si va così dalla educazione alimentare a quella stradale fino al giardinaggio e altro ancora.
E così anche Paola Severino ha voluto dire la sua: ripristiniamo la vecchia educazione civica chiamandola magari “educazione anticorruzione”.
Mentre non ci stupisce affatto che qualunque avventore di bar si senta in grado di dettare la formazione vincente della nazionale, la sortita dell’ex Ministro lascia abbastanza perplessi: Severino non è una persona qualsiasi ma è stata Ministro e prima ancora altissima dirigente dello Stato.
E allora non può non sapere che nell’ormai lontano 2008 il Ministro Gelmini aveva fatto approvare dal Governo il decreto legge 137 che proprio con l’articolo 1 istituisce l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” in tutti gli ordini di scuola. Basta poi andarsi a leggere tutto l’abbondante materiale prodotto in questi anni da commissioni ministeriali, uffici regionali e altri organismi per constatare che sotto il titolo di Cittadinanza e Costituzione nelle scuole si parla non solo di anti-corruzione ma anche di tanti, tantissimi altri temi.
Conclusione: prima di parlare di scuola i politici farebbero forse bene a documentarsi o magari fare anche solo quattro chiacchiere al bar con qualche insegnante o qualche dirigente scolastico. Eviterebbero almeno di dire e scrivere delle colossali ovvietà.
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