Sono ormai tre anni che nel piano didattico delle scuole è tornato lo studio dell’educazione civica.
La materia è interdisciplinare e deve riguardare principalmente tre argomenti principali, lo studio della Costituzione, l’educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile e infine la cittadinanza digitale.
L’obiettivo di questa materia almeno negli aspetti principali è quello di fornire agli studenti i principi essenziali per diventare futuri cittadini con il corretto senso dei diritti e doveri, adulti che abbiano rispetto dell’ambiente e che siano in grado di utilizzare linguaggi e comportamenti adeguati quando navigano su internet ed utilizzano i social.
Relativamente ai tempi ambientali, il percorso deve portare ad essere formati circa i contenuti e gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Sono tanti i motivi quindi che riconducono all’importanza dello studio dell’Educazione civica.
Secondo Il filosofo e professore di Etica dell’informazione di Oxford, Luciano Floridi, siamo entrati in una nuova epoca chiamata “iperstoria”.
Con il termine iperstoria , il filosofo fa riferimento alla terza fase storica quella relativa al passaggio ai computer e alla “manipolazione automatica dell’informazione”, e dove gli attacchi “cibernetici hanno trasformato il significato del rischio sicurezza”, che non vuol dire fine della storia, ma appunto iperstoria.
Siamo in un’epoca, afferma sempre Floridi in cui “la relazione simbiotica tra le ICT e la prosperità di una società e il benessere individuale diventa una dipendenza”, quando l’ultima memoria di un mondo digitale si sarà spenta quella che sarà subentrata la normalità iperstorica si sarà ormai solidificata e sarà complicato vedere in modo critico tutte le differenze portate nella società dal digitale. Di conseguenza sarà molto più difficile accorgersi degli errori che si stanno facendo ed intervenire per eliminarli e migliorare le cose.
La società con l’avvento del digitale sta cambiando velocemente, e senza intervenire culturalmente a tutti i livelli si rischia di inseguire e non governare il cambiamento.
Per questi motivi l’inserimento dell’educazione civica e in particolare per la componente di studio della cittadinanza digitale è elemento importante per aumentare il know how a livello trasversale su questo nuovo contesto sociale.
Si parla non a caso anche di educazione civica digitale, non come riconversione dell’educazione civica ai tempi della trasformazione digitale della società perché di base le competenze di cittadinanza civica sono sempre e ancor più valide, ma si intende con questo termine una nuova dimensione che integra e completa l’educazione civica. E consolida ancora di più il ruolo della scuola nella formazione di futuri cittadini in grado di partecipare alla vita democratica del nostro Paese ed avere consapevolezza nell’utilizzo degli strumenti digitali.
Gli studenti devono acquisire lo spirito critico perché devono essere prima di tutto consapevoli che dietro le enormi potenzialità del digitale si celano anche enormi implicazioni e rischi.
Avere spirito critico consente di governare e non subire un cambiamento sociale importante come quello della trasformazione digitale, governarlo significa, inoltre, saper indirizzare il cambiamento verso obiettivi sostenibili per la società in cui si vive e saper “sfruttare” tutti i benefici portati dalle innovazioni tecnologiche.
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