Il tour de force del Ministero dei giorni scorsi non è servito a portare a termine l’operazione per l’avvio dell’insegnamento dell’educazione civica già a partire dall’anno scolastico 2019/2020.
A causa del ritardo con cui la legge è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, il Miur ha dovuto adottare una soluzione di emergenza: se tutto andrà per il meglio nell’anno scolastico che sta iniziando l’ducazione civica potrà essere oggetto di sperimentazione.
Ma, andiamo con ordine: già poche ore dopo l’approvazione della legge da parte del Parlamento il Miur aveva trasmesso al CSPI la bozza delle Linee Guida previste, con una procedura alquanto inconsueta dal momento che in quel momento il provvedimento non era ancora stato perfezionando poichè mancava la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Poi, dopo la pubblicazione, avvenuta il 21 agosto, al Ministero sono entrati nel panico e così hanno iniziato a parlare di sperimentazione (negli ambienti ministeriali qualcuno ha parlato persino di “sperimentazione obbligatoria”, inventando così un simpatico ossimoro).
Ed è a quel punto che i tecnici del Miur si accorgono che – per attivare una sperimentazione – occorre un parere obbligatorio, anche se non vincolante, del CSPI.
E così il 27 agosto arriva finalmente un documento ufficiale, una nota con cui il Miur trasmette al CSPI una bozza di decreto nel quale si ribadiscono due punti importanti: prima di tutto si dice che l’insegnamento dell’educazione civica così come definito nella legge 92 del 20 agosto scorso diventerà obbligatorio a partire dal 2020/2021; in secondo luogo si prevede che per il 2019/2020 le scuole potranno aderire ad un progetto di sperimentazione (ovviamente nel decreto non si usa il termine obbligatorio).
Alla bozza di decreto vengono allegate anche le Linee Guida che mettiamo a disposizione dei nostri lettori.
Ma il CSPI ha fatto subito sapere di non poter esprimere il proprio parere nella seduta del giorno successivo e di potersi pronunciare l’11 settembre prossimo.
La corsa contro il tempo continua; e pensare che – se si fosse prestata un po’ più di attenzione – sarebbe stato sufficiente che nell’ultimo articolo della legge si inserisse la frase “La presente legge entra in vigore il giorno successivo” così come era accaduto, per esempio, per la legge 107 nel luglio 2015.
Ma forse, questa volta, il Ministro Bussetti e tutto il suo staff erano troppo sicuri; la morale della favola è che, nella vita, qualche dubbio bisogna sempre averlo e non bisogna mai essere troppo sicuri di sè.
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