Con la nuova riforma di settembre del 2020 è stata introdotta di nuovo in tutte le scuole nei diversi gradi lo studio dell’educazione civica come disciplina trasversale.
L’insegnamento parte dalla scuola dell’Infanzia ed arriva fino alla secondaria di II grado e ruota intorno a tre pilastri fondamentali.
La costituzione, diritto nazione ed internazionale, orientato ai concetti di legalità e solidarietà,
lo sviluppo sostenibile, e quindi tutto ciò che comporta l’educazione ambientale, la conoscenza e la tutela del patrimonio del territorio e come terzo tema la cittadinanza digitale, ovvero trasmettere la corretta conoscenza per uso corretto degli strumenti digitali che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione.
Per riprendere un po’la storia di questa importante materia, ricordiamo che fu introdotta in Italia nel 1958 grazie ad una iniziativa di Aldo Moro, all’epoca Ministro dell’Istruzione, ed è stato un insegnamento di lungo corso nella scuola italiana anche se con pareri discordanti tra alunni e docenti.
In particolare, il Dpr n. 585 del 1958, aveva introdotto due ore di educazione civica nelle scuole di istruzione secondaria di primo e secondo grado, affidate allo stesso docente che doveva svolgere il programma di storia ma senza l’attribuzione di un voto distinto. Con la legge n. 169/2008, fu attivata invece la sperimentazione nazionale di Cittadinanza e Costituzione” che però non ha saputo dare sistematicità a questo insegnamento perché richiede un coinvolgimento più trasversale.
Adesso questa nuova “formula” ha l’obiettivo di formare i ragazzi su questioni di valore etico-sociale per farli diventare futuri cittadini responsabili e digitali. Il testo parla infatti di contribuire a formare cittadini consapevoli, responsabili e partecipi, tassello fondamentale perché la vita all’interno di una società è fatta di scelte e i giovani devono riprendere i vecchi sentieri di partecipazione percorsi dai loro padri e nonni.
Secondo Vincenzo Russo in un articolo su il Il Sussidiario, per avere uno studente “consapevole” bisogna ripartire dallo studio dei classici. Secondo l’autore del testo “non sarà lo studio attento delle leggi e dei reati connessi a far migliorare tutto. Basta invece che uno studente abbia sentito una volta, una volta sola, la vibrazione nuova e intensa presente nel verso “che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna?” e state certi che sicuri che non getterà cartacce a terra, perché memore di uno stupore ineffabile”
Non abbiamo elementi per contraddire questa tesi, ma forse non ha neanche senso trovarne. Se lo studio dei classici, come può essere Leopardi, può aiutare per rendere al nostro Paese cittadini responsabili, ben venga.
Di certo, nel sistema didattico italiano , dove la storia dell’arte è praticamente abbandonata, fatto grave se abbinato ad un contesto ricco di arte come quello italiano, la geografia la si studia sempre poco e per poco tempo, il ritorno dell’educazione civica è un vero toccasana per conoscere quello che dovrebbe essere una base formativa di riferimento cioè i diritti e i doveri di ogni cittadino , in grado di leggere bene all’interno di quel fantastico ma anche pericolo mondo della Rete.
E’ impensabile che in un Paese dove la sovranità appartiene al Popolo (per fortuna aggiungerei), avere cittadini senza il know how necessario per poter affrontare una scelta consapevole nelle votazioni, pensare che non si conosca bene la Carta Costituzionale, conoscere le fondamenta dei Diritti e Doveri presenti nella nostra Costituzione.
E in quest’ottica il ritorno dell’educazione civica a scuola rappresenta una grande opportunità per tutti, per rendere ogni cittadino componente attiva nella gestione del sistema paese ed evitare di trovare sempre capri espiatori, prendendoci la responsabilità che ci compete e pretendendo che i diritti di tutti vengano rispettati perché li conosciamo.
E’ ora che i futuri cittadini siano quindi responsabili e digitali, siano in grado si sviluppare un pensiero critico, siano sensibili ai tempi ambientali perché hanno il dovere di salvaguardare il Pianeta, siano in grado di utilizzare consapevolmente gli strumenti digitali, con la giusta sensibilizzazione su ciò che significa navigare su Internet riuscendo a contrastare il linguaggio dell’odio.
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