Oggi i genitori e gli adulti devono aggiornarsi – “resettarsi” – più in fretta sulle situazioni da affrontare, perché il “digitale” e i suoi strumenti, il loro impatto sui ragazzi cambiano molto velocemente, ma i loro ruoli fondamentali sono sempre quelli “tradizionali”.
Le cose fondamentali sono sempre:
1 – Essere un riferimento ed un esempio coerente: un genitore bullo in automobile non può fare prediche sul bullismo, come un docente autoritario e non trasparente non può predicare la democrazia che non sta testimoniando col suo comportamento. E questo vale anche per l’uso dello smartphone da parte degli adulti.
2 – Essere presenti il più possibile, esserci al bisogno, condividere gli ambienti e gli strumenti con cui i ragazzi si rapportano, farne argomento comune di conversazione senza essere invadenti.
3 – Aiutarli ad essere informati, attenti, critici anche in quel mondo che presumono di conoscere.
4 – Fare o meglio “essere” genitori. Il contrario di “non ho mai dato delle regole e non sono un padre, ma un ‘compagnone’ per mio figlio. I nostri ragazzi hanno bisogno di una madre e un padre, prima di tutto.
5 – Autorevolezza vuol dire fiducia, non sapere di più su tutto, ma che i figli sappiano che ci si può rivolgere a noi in caso di bisogno e difficoltà. E che ci possono anche aiutare.
6 – Non proteggerli a tutti i costi dando la colpa ad altri, compresi talora i docenti, anche quando hanno torto, sino a 30 anni e talora con l’avvocato contro la scuola, dando il messaggio diseducativo che non ha ragione chi è nel giusto, ma chi ha l’avvocato migliore, per compensare la nostra difficoltà di proporre loro esempi, modelli, valori.
Caso mai è più ragionevole condividere con loro la difficoltà di tutti di avere oggi punti di riferimento più “solidi” ma anche più giusti.
Tra le fratture digitali (attrezzature, banda, competenze digitali e possibilità della famiglia) emerse col Covid 19, c’è anche la diversa competenza dei genitori (più o meno istruiti e colti, più o meno ricchi) e dei docenti (da un 30% di competenti dal punto di vista tecnologico all’inizio, al 70% dopo il primo anno di DaD). E la constatazione che i ragazzi, presunti “nativi digitali”, spesso non ne sanno più di noi (solo uno su 3). Ma è emerso anche il divario di comportamento fra le famiglie più ricche e quelle più povere di fronte alla crisi, nella scuola, dalla DaD rovesciata molto sulle spalle loro e dei docenti.
Un’indagine francese rileva che le famiglie più ricche e presumibilmente più colte hanno comprato webinar privati, la versione moderna delle ripetizioni, mentre le famiglie più povere sono state anche quelle più disponibili a collaborare con la scuola e ad aiutarsi.
La chiave di tutto è sempre costruire un rapporto di fiducia fatto di ascolto e di esempio. Tenere un canale di comunicazione, una porta aperta.
La nostra vita (di genitori e di docenti) è il miglior esempio di educazione. I ragazzi se la portano comunque dentro.
Occorre un lavoro quotidiano di negoziazione, riflessione, che insegni a genitori e figli, nel tempo, quali spazi, quali distanze, quali momenti possano rispondere al bisogno d’intimità, ma anche a quello di autonomia.
I ragazzi ci guardano e non imparano da quello che diciamo loro ma da quello che noi siamo. E questo vale anche per i docenti. Un docente non “democratico” non aperto al dialogo, nel rispetto dei rispettivi ruoli, non trasparente, non forma buoni cittadini neanche se fa studiare la Costituzione.
Siamo tutti più a disagio e quindi tutti “sulla stessa barca” rispetto alla globalizzazione selvaggia, alla velocità talora pericolosa della rete, al Covid.
Stiamo affrontando la stessa emergenza, gli stessi timori, ma partiamo da una base di fiducia e da un atteggiamento meno polemico che in passato, che può favorire la collaborazione su un interesse comune, i nostri figli. La scuola resta una delle Istituzioni più apprezzate: dal 50% circa dei cittadini e quando siamo ripartiti a settembre 2020, il 70% delle famiglie dichiarava fiducia nei propri docenti.
Non avere complessi di inferiorità né superiorità nei confronti dei ragazzi: dei “nativi digitali” in DaD il 66% non distingue la pubblicità dai risultati in Google e non va oltre la prima pagina o clicca a caso. Il 60% di loro è un apprendista digitale autodidatta, senza maestro.
Abbiamo, adulti e ragazzi, due ruoli e competenze diverse e due concetti di privacy diversi.
Diventa concreto il Patto educativo, previsto anche dalla legge 92/19 sulla Educazione Civica.
La sola certezza fino ad ora è che “il futuro non è quello che era”.
Il prossimo passo è quello di riconoscere che in questa nuova cultura globale siamo tutti dei primitivi. Per progredire dallo status di semplici vittime delle nostre crisi a quello di esploratori, dobbiamo sviluppare il senso del giudizio critico in tempi critici. (D. de Kerchove)
Agli adulti bisognerebbe dire: non si va lontano con la paura. Neanche nella rete, che è un bosco da esplorare. Non rinunciare al tuo ruolo: i tuoi ragazzi ti porteranno dentro di sé per tutta la vita. Come i buoni insegnanti.
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