Contratti, interessi, capitali. Terminologie che riempiono i cartelloni pubblicitari e che gli studenti non riescono ad identificare ed a collocare, favorendo dunque un disallineamento tra il reale sviluppo dell’economia e dei relativi flussi di capitale e la comprensione organica dei fenomeni. L’attuale generazione risulta tra le più indebitate della storia anche per ragioni correlate alla reale comprensione dei flussi di capitale ed alla rispettiva natura, nonché dal limitato confronto con i concetti dell’economica di base.
Per una società più unita e consapevole dei reali ambiti di crisi, occorre investire sull’economia e matematica finanziaria nelle scuole: partire da concetti base come gli interessi nel sistema bancario, passando al debito pubblico sino a giungere poi a questioni correlate all’economia dei singoli paesi; tutti termini propri dei servizi giornalistici che affollano le televisioni nazionali nelle ore dei pasti.
VIK School, supportata dal portale finanziario e quotidiano Investing.com, ha lanciato un’iniziativa proposta al Senato della Repubblica circa l’inserimento di minimo un paio d’ore di economia e matematica finanziaria all’interno delle scuole nostrane partendo da quelle Secondarie di Primo Grado. Con l’iniziativa Be Money Smart il fine sperimentale ed embrionale del progetto è quello di allestire due ore di lezioni settimanali per un quantitativo di 10.000 studenti in tutto il Belpaese.
Il tasso di attenzione ai temi economici in Italia, nonostante i nuovi paradigmi di rappresentazione e sviluppo dei capitali e dei flussi economici, è molto basso rispetto ai paesi OCSE (Unione Europea e relative realtà attinenti allo Spazio Economico Europeo). Il vento, secondo una ricerca di Pictet, sta cambiando: l’aumento di +3 punti percentuali dei giovani interessati a queste tematiche ha portato anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito ad intervenire a favore di un aumento omogeneo delle ore di economia nelle scuole di Secondo Grado.
Secondo un recente report attinente ai dati di Eurydice – quello tanto atteso dal Ministero e dai docenti circa la salute dell’organismo educativo livello europeo – l’Italia si conferma agli ultimi posti in Europa (25esima su 26 paesi presi in oggetto) per il quantitativo di ore di economia e finanza che si tengono settimanalmente nelle scuole secondarie. Sono i giovani tra i 25 ed i 32 anni ad investire di più nell’apprendimento e studio delle discipline economiche anche relazionandosi quotidianamente con attualità ed elementi propri della crisi economica derivante da comportamenti inflazionari del mercato derivanti dall’innalzamento del costo delle commodities. La proposta di VIK scuola, sostenuta da Investing.com, prevede tre punti:
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