A scuola si fa abbastanza educazione finanziaria? O è un aspetto che deve trattare la famiglia? Quanto si parla di soldi ai quindicenni italiani e da dove traggono le informazioni in merito? Dall’indagine internazionale OCSE PISA 2022 sulla Financial Literacy emergono informazioni interessanti.
Innanzitutto, le discussioni sulle questioni finanziarie in famiglia sono più frequenti per temi vicini alla quotidianità degli studenti, come i soldi per acquisti personali. Gli studenti delle famiglie svantaggiate discutono meno di questioni economiche rispetto ai loro coetanei più avvantaggiati. I ragazzi si confrontano con i propri genitori in misura maggiore delle ragazze su argomenti quali il budget, le notizie che riguardano l’economia o la finanza e le loro decisioni di risparmio.
Gli studenti italiani dichiarano di aver imparato a scuola meno della metà dei termini finanziari proposti nel contesto dell’indagine, un termine in meno rispetto alla media OCSE. Le attività legate al mondo economico-finanziario sono svolte meno frequentemente rispetto ai coetanei di altri paesi, con differenze significative tra le diverse aree geografiche e tipologie di scuola.
In Italia, il termine più conosciuto è “stipendio”, quello meno conosciuto “interesse composto”. Gli studenti del Nord Ovest e del Nord Est hanno maggiore familiarità con concetti di tipo finanziario; gli studenti degli Istituti Tecnici conoscono in media circa un termine in più rispetto agli altri.
Il 62% degli studenti italiani ritiene che gli argomenti finanziari siano importanti per sé stessi, un dato in linea con la media OCSE. Tuttavia, solo il 40% degli studenti dichiara di apprezzare parlare di questi temi, contro una media OCSE del 50%. Questo dato riflette il maggior disagio delle ragazze rispetto ai ragazzi, un divario presente anche nella media OCSE ma meno marcato. Per quanto riguarda l’importanza degli argomenti finanziari, non si rilevano differenze di genere in Italia.
Quasi 8 studenti su 10 affermano di saper gestire i propri soldi, in linea con la media OCSE. La percentuale di studenti a cui piace discutere di argomenti economici e finanziari è superiore di 30 punti percentuali tra quelli provenienti da famiglie con genitori maggiormente coinvolti rispetto a quelli con genitori meno coinvolti. Tuttavia, il coinvolgimento della famiglia non influenza l’importanza che i ragazzi e le ragazze assegnano agli argomenti finanziari, ma si riflette sulla loro sicurezza nel gestire il denaro. Gli studenti provenienti da famiglie avvantaggiate mostrano un maggiore interesse nei confronti dei temi economico-finanziari rispetto ai loro coetanei di famiglie svantaggiate.
Monitorare il proprio denaro è un comportamento comune tra gli studenti italiani, in linea con la media OCSE. Gli studenti avvantaggiati tendono a riferire comportamenti di monitoraggio delle proprie finanze più frequentemente rispetto agli studenti svantaggiati. Più di 7 studenti italiani su 10 confrontano i prezzi prima di fare un acquisto, sia tra negozi tradizionali sia online, e poco più della metà aspetta che il prodotto diventi più economico. Tuttavia, il 32% degli studenti adotta una strategia di spesa poco prudente, acquistando prodotti senza fare confronti di prezzo. Le ragazze tendono a confrontare i prezzi più dei ragazzi, e questa strategia di spesa è più comune tra gli studenti provenienti da famiglie avvantaggiate.
Il 91% degli studenti italiani ha risparmiato negli ultimi 12 mesi, una percentuale simile al 93% della media OCSE, con una prevalenza di risparmiatori tra gli studenti avvantaggiati. Il 45% degli studenti italiani risparmia esclusivamente a casa, contro il 27% della media OCSE, mentre il 41% utilizza una forma di risparmio “mista” (a casa e in un conto), rispetto al 61% della media OCSE.
Circa il 56% degli studenti italiani ritiene che il risparmio sia qualcosa da fare solo se si hanno soldi da parte. Inoltre, il 67% degli studenti italiani è capace di lavorare efficacemente verso obiettivi a lungo termine e il 71% pianifica obiettivi di risparmio per ciò che desidera comprare o fare, leggermente sotto la media OCSE rispettivamente del 74% e 73%.
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