Categorie: Alunni

Educazione fisica, 2 alunni su 3 non sanno fare la capriola: verso il grado zero delle capacità motorie?

Ricerche sul campo, analisi empiriche e studi di settore sono arrivati alla stessa triste conclusione.

Continuando di questo passo, gli adolescenti nel 2020 raggiungeranno il grado zero delle capacità motorie.

La capriola, un esempio di capacità ginnica di base, sta diventando un problema insormontabile per i ragazzi delle medie: due studenti su tre non sono capaci di fare una capovolta in avanti, si bloccano, si girano di lato non riuscendo ad effettuare quello che era un movimento che un tempo si imparava dai più “grandi” per strada.

E’ proprio questo uno dei problemi di fondo della mancanza di capacità motorie dei ragazzi.

Come riporta un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, la scomparsa del gioco di strada che per generazioni ha occupato il tempo libero dei giovani, sta provocando danni incalcolabili nei ragazzi di oggi.

Il non arrampicarsi più su un albero o su un muro non permette di acquisire la forza nelle braccia e nelle gambe e si perde il senso dell’equilibrio.

Sono tanti gli elementi a conferma delle affermazioni dei vari specialisti nello sport che il Corriere ha intervistato.

Uno studio dell’Istituto regionale ricerca educativa del Lazio ha stimato che le qualità aerobiche (in sostanza la resistenza allo sforzo) di un adolescente italiano sta calando dal 2005 dell’1 per cento l’anno. Spiega uno degli autori dello studio: «Tanti quindicenni non sanno andare in bici. Di correre non se ne parla, il camminare è ridotto a pochi metri al giorno”.

Il quadro è decisamente allarmante, perché gli effetti di questa staticità porta ad un abbassamento del livello di mineralizzazione delle ossa con conseguente aumento degli infortuni, tono muscolare basso e problemi di postura

L’istituto Tecnico Gobetti – De Gasperi di Morciano, vicino Rimini, è attivo da oltre venti anni un centro di Capacità Motorie che sottopone migliaia di studenti a una batteria di nove test con l’obiettivo di tenere sotto monitoraggio i parametri fondamentali delle attività motorie.

I risultati purtroppo sono sconcertanti: a 15 anni, 58 ragazzi su 100 hanno forza nelle braccia «insufficiente o scarsa», 78 falliscono sul fronte gambe. Bocciati 68 studenti su 100 per la resistenza, 50 in velocità e 47 nella coordinazione.

 

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In questo contesto, cosa fanno le famiglie e la scuola? Purtroppo non molto.

Spesso lo sport è considerato dalle famiglie e dai ragazzi come una delle opzioni disponibili per impiegare il tempo libero, senza approfondire o appassionarsi ad uno sport. Servirebbero tempo a disposizione e soldi, per consentire al proprio figlio di raggiungere il campo sportivo e svolgere in maniera costante un’attività sportiva.

Altro problema di fondo è la mancanza di impianti sportivi comunali o statali, ad uso pubblico. Manca in sostanza il centro sportivo di quartiere presente in tante città europee ed Americane.

La scuola, tra palestre fatiscenti e mancanza di attrezzi, punta il dito anche sulla qualità dei laureati prodotti dalle facoltà di Scienze Motorie.

Se nel vecchio Isef si entrava per concorso in base alle capacità atletiche, oggi a Scienze Motorie si accede con una batteria di quiz. La Ginnastica artistica ad esempio è materia facoltativa con la conseguenza che i nuovi laureati potrebbero essere buoni ricercatori ma non necessariamente buoni insegnanti di ginnastica.

Per fortuna ci sono diversi progetti che alimentano le attività sportive nelle scuole. Uno molto interessante è del CONI ed è chiamato “sport di classe”, promosso e realizzato da Miur e Coni: offre “al mondo della scuola quale risposta concreta e coordinata all’esigenza di diffondere l’educazione fisica fin dalla primaria per favorire i processi educativi e formativi delle giovani generazioni”. Un tutor sportivo , una figura specializzata viene inserita all’interno della scuola primaria a supporto del dirigente scolastico e degli insegnanti sull’attività motoria e sportiva.

Il percorso prevede i giochi di primavera di fine anno che rappresentano un momento di promozione dell’Educazione fisica svolta durante l’anno e dei valori dello sport.

Ci si chiede: perché non portare lo sport al centro della scuola, creare le squadre di classe, campionati tra istituti, consentire lo svolgimento della disciplina sportiva amata in maniera integrata con il resto della didattica? Utopia o prossima realtà?

 

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Dino Galuppi

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