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Educazione fisica, il nome della materia va cambiato? L’uso dei termini non può essere indifferente o casuale

Come Presidente della Società Italiana di Educazione Fisica (SIEF), ho il dovere di intervenire ancora proposito delle parole di Novella Calligaris rivolte al Ministro Valditara.

Le parole della Calligaris (“Cambiamo il nome della materia ‘educazione fisica’. Lo sport non è educazione fisica, lo sport è educazione alla vita, è cultura, è educazione psicofisica”) palesano la grande confusione terminologica oggi esistente, in cui il termine “sport” tende ad assumere tutti i significati positivi possibili ed immaginabili (e di questo non occorre fare esempi), mentre ne vengono sottaciuti quelli negativi, ben chiari nello sport agonistico (molti sportivi di alto livello hanno dichiarato “lo sport fa male”) ma visibili anche nello “sport” amatoriale, con la ricerca esasperata ed esclusiva del risultato, l’uso di sostanze atte a favorirla e comunque un clima che favorisce l’esaltazione di chi “riesce” e l’esclusione, prima o poi, di chi “non ce la fa”. Lo stesso utilizzo del termine “sport” ad indicare cose completamente diverse come la partita di serie A o il semplice portare a spasso il proprio cane, dovrebbe indurre a riflettere… soprattutto quando di parla di scuola.

Cosa vogliamo introdurre nella scuola? Che tipo di attività? Condotta come? Con che fini? Quali sono gli apprendimenti che vogliamo sviluppare? Quando affrontiamo questo tipo di problematiche, l’uso dei termini non può essere casuale od indifferente, perché ogni parola porta con sé dei contenuti, ed è bene che questi siano chiari: ed allora non si può parlare indifferentemente di educazione motoria, di sport, di scienze motorie e sportive, educazione fisica… o ginnastica.

La SIEF, come società scientifica della materia, si è preoccupata di dare ai termini, in base alla storia di ognuno di essi, un preciso significato (Definizioni e terminologia – SIEF Società Italiana di Educazione Fisica). A questo proposito, due parole sulla “Ginnastica”.

La Ginnastica si è sviluppata nell’Ottocento e la sua storia trova riscontro nei numerosi testi e nelle figure dei grandi Maestri di Ginnastica che hanno cercato di studiarla, diffonderla e sostenerla. La Ginnastica ha sviluppato dei piccoli e grandi attrezzi, la cui utilità e bellezza è chiara a chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerli ed apprezzarli. Il fine della Ginnastica Classica (non certo di quella fascista, che aveva ben altri fini) era quello di ricercare la massima efficienza fisica raggiungibile da ciascuno, anche da coloro che (come aveva capito bene un grande pedagogista come Enrico Pestalozzi) erano meno dotati: tanto che, attraverso la “ginnastica curativa” fu la prima ad occuparsi attivamente ed efficacemente contro il rachitismo. Il termine “educazione fisica”, inizialmente indicante semplicemente e genericamente le pratiche igieniche, solo a fine Ottocento passò ad indicare l’insegnamento, in ambito scolastico, dedicato all’esercizio fisico, insegnamento nel quale comunque era prevista, in primo luogo, la “Ginnastica propriamente detta”. La Ginnastica è stata definita da Girolamo Mercuriale (1530-1606) come “la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull’organismo umano e che ha per fine il mantenimento ed il conseguimento della buona salute”.

Questa bellissima definizione si è associata nei secoli a pratiche (esercizi) e soprattutto a metodologie didattiche che, viste con gli occhi di oggi, spesso lasciano veramente a desiderare; ma oggi, grazie alla SIEF ed alla sua Scuola di formazione, l’Istituto Duchenne di Firenze, esse sono state riviste e aggiornate alla luce del moderno modo di insegnare e soprattutto in base a quello che già Emilio Baumann definì come “l’intelligente esame dei bisogni” che i nostri bambini /ragazzi presentano: bisogno che oggi non è solo e banalmente quello di muoversi (per questo va bene la “educazione motoria”, o una o l’altra delle attività cosiddette “sportive”) ma quello di imparare a muoversi.
Quest’ultima esigenza IMPONE di affermare l’importanza di una materia (Ginnastica) che è prevista per questo, e che possiede tutti gli strumenti (attrezzi) e soprattutto una metodologia didattica in grado di insegnare a tutti, anche ai meno dotati, le basi della motricità umana: non solo quindi camminare, correre e saltare ma anche arrampicarsi, sospendersi, lo studio degli equilibri, delle quadrupedie e via dicendo. Essa inoltre (come si evidenzia nel progetto SIEF “Ginnastica nella scuola”) prevede anche, oltre ai giochi, la ginnastica respiratoria ed il rilassamento, così come lo studio delle posizioni e degli esercizi che prevengono le rigidità articolari o le cattive posture, problemi questi di cui tutti si lamentano, ma per i quali attualmente non vengono proposte soluzioni valide ed efficaci.

Cristina Baroni

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