Personale

Educazione fisica, se l’esercizio è pericoloso e l’alunno si fa male paga il Miur (e poi il docente)

Si assumono una bella responsabilità i docenti di educazione fisica che fanno praticare ai loro allievi degli esercizi ginnici pericolosi, spesso anche in palestre prive di presidi di sicurezza. Lo conferma una sentenza del Tribunale di Ancona che ha intimato al ministero dell’Istruzione il pagamento di oltre 11 mila euro più le spese legali per un episodio avvenuto nel febbraio 2015 ai danni di un alunno di 11 anni di Senigallia, il quale aveva riportato la rottura del setto nasale. E ora il Miur avrà facoltà di rivendicare la somma rifacendosi su chi ha chiesto all’alunno di svolgere l’esercizio pericoloso.

Il fatto di Senigallia

L’esercizio di educazione fisica si è svolto nella palestra di una scuola media di Senigallia: sulla base degli esercizi proposti dalla Uisp locale, gli alunni dovevano effettuare un percorso bendati, guidati dai coetanei.

Uno di loro, cadendo, si era rotto il setto nasale, procurandosi anche una lieve invalidità permanente.

La famiglia del ragazzo ha chiamato in causa la scuola e quindi il Miur per il risarcimento.

La vigilanza prima di tutto

Tra le motivazioni della sentenza, ha spiegato il legale della famiglia dell’alunno, l’avvocato Roberto Paradisi, ci sono la pericolosità dell’esercizio, la mancanza di presidi di sicurezza e l’aver derogato la vigilanza a un alunno, fatto insostenibile trattandosi di bambini verso cui “il grado e l’intensità della vigilanza avrebbero dovuto raggiungere la massima estensione”.

Quindi, in base a quanto dice il legale del ragazzo, il docente di educazione non avrebbe dovuto lasciare che la classe eseguisse quell’esercizio pericoloso in presenza di esperti esterni della scuola.

Sembra anche, sempre interpretando le parole del legale, che il docente di educazione fisica della classe, non era attivamente presente durante lo svolgimento dell’esercizio fisico. Una “leggerezza” che ha pesato non poco sulla decisione del giudice.

Docente e preside: pure loro responsabili?

Certamente, se il docente stesso può ora dimostrare che ha rispettato tutte le regole della prudenza, magari sostenendo che l’esercizio era contemplato nell’autorizzazione della scuola ad attivare l’attività fisica, a questo punto qualche responsabilità potrebbe averla anche il dirigente scolastico: è lui, infatti, che ha sottoscritto l’intesa con l’Uisp locale.

In ogni caso, alla luce della sentenza di Ancona, è bene che i docenti di attività motoria, anche quelli che svolgono i progetti per gli alunni del primo ciclo, prima di avviare particolari esercizi fisici spendano un po’ di tempo per verificare tutte le possibili condizioni di pericolosità.

E qualora vi fossero pericoli, si oppongano allo svolgimento dell’attività motoria connotata di rischi per gli alunni che la svolgono.

Alessandro Giuliani

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