
Delle dichiarazioni di due grandi musicisti (Riccardo Muti e Salvatore Accardo) sul tema della educazione musicale nella scuola italiana abbiamo dato conto in un nostro articolo odierno.
Sono dichiarazioni che non sorprendono troppo perché periodicamente ci sono artisti e musicisti che lamentano lo scarso peso che la musica avrebbe nel nostro sistema scolastico.
Ma le cose stanno davvero così?
Vediamo.
In realtà con l’entrata in vigore delle norme sulla autonomia scolastica, il ministro Luigi Berlinguer aveva fatto approvare anche una legge (la 440 del 1997) che finanziava attività e progetti a sostegno della autonomia.
Ampio spazio veniva dato proprio alla musica tanto che nel 1999 Berlinguer diede avvio ad importante progetto finalizzato alla attivazione di laboratori musicali in tutte le scuole primarie e dell’infanzia.
Al tempo stesso veniva avviato anche un consistente programma di formazione per i docenti (si trattava di corsi di durata biennale che prevedeva un centinaio di ore di lezione): l’idea era quella di formare insegnanti che, a loro volta, potessero “disseminare” nelle loro scuole le competenze acquisite.
Il progetto era insomma di tutto rispetto e Berlinguer aveva previsto che, nell’arco di un quinquennio si sarebbe riusciti ad attivare 5mila laboratori e a formare alcune decine di migliaia di insegnanti.
Il finanziamento (si parlava di cifre per l’epoca di tutto rispetto, 100 milioni di lire per ogni scuola) servì appunto per allestire laboratori altamente specializzati con attrezzature di qualità.
Con l’arrivo del nuovo Governo e della nuova ministra Letizia Moratti, il progetto, però, si interruppe.
Con l’entrata in vigore delle Indicazioni nazionali del 2007 e del 2012 ci fu qualche altro tentativo di rivalutare il tema della educazione musicale, ma senza particolari risultati.
Nel 2015 con la legge 107 (la cosiddetta “Buona Scuola” voluta da Matteo Renzi) si parla anche della possibilità di inserire nelle scuole primarie e dell’infanzia docenti specializzati in ambito musicale.
Un decreto adottato proprio in virtù di una specifica delega prevista dalla legge 107 (il numero 60 del 2017 in materia di promozione della cultura umanistica, valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sostegno della creatività) prevedeva un vero e proprio piano per il rilancio della pratica musicale.
Anche in questo caso il Piano non è mai riuscito a decollare.
Insomma, la questione è piuttosto chiara: norme e leggi esistono, così come non mancano – da più di un quarto di secolo – le buone intenzioni della politica.
Manca però una continuità negli interventi di riforma: sembra quasi che ogni Ministro si senta in dovere di azzerare quanto fatto dal Ministro precedente come se ogni volta si debba fare punto a capo.
Mancano poi investimenti adeguati sia in termini di risorse finanziarie che in fatto di formazione del personale (le iniziative assunte da Berlinguer rimasero un caso quasi isolato).
Vedremo se, il ministro Valditara, riuscirà ad invertire la rotta.