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Educazione musicale diffusa e passerelle didattiche

La Fondazione Agnelli, lo scorso 5 aprile, ha presentato a Torino il progetto “Livemotiv”, attività di educazione all’ascolto della musica, che si propone ai docenti e agli studenti delle Scuole Secondarie di secondo grado di tutta l’Italia. Si tratta di lezioni-concerto con la partecipazione di giovani strumentisti o ensemble corali, guidati da Andrea Malvano. Iniziativa meritoria, considerata l’assenza della Musica quale materia nelle Superiori, fatta eccezione per il Liceo Musicale, ma assolutamente scollegata dall’Educazione Musicale Diffusa che richiede altre competenze e altri investimenti da parte della Repubblica Italiana.

Superiamo le false credenze: per amare la buona musica, ben costruita ed eseguita a prescindere dai generi musicali, l’educazione all’ascolto non basta.

Suonare e cantare permangono ineludibili; non si dimentichi che per imparare a suonare è indispensabile suonare, per apprendere il canto bisogna cantare. I brani siano tratti da tutti i generi ma si utilizzino metodologie valide. I negati e gli stonati non esistono; purtroppo esistono i “talenti sprecati”, a causa dei comportamenti omissivi di Governi e Ministri dell’Istruzione.

Attualmente, a Scuola si può imparare a suonare uno strumento fin da piccoli. La normativa vigente, il D.M. n. 8/2011, prevede che il percorso musicale abbia inizio in terza elementare; ma, per esempio, in Sardegna sono solo 19 su oltre 400 le Scuole che possono svolgere Attività Musicale ai sensi della norma citata.

Sarebbe cosa buona e giusta partire fin dalla classe prima della Scuola Primaria. Proporrei un quinquennio di base, incardinato sull’uso didattico degli strumenti musicali presenti nel “vissuto musicale” di ogni bambino: chitarra (acustica ed elettrica), batteria e tastiere, impianto voci e microfono, basso elettrico. Esistono degli strumenti adatti, per peso e ingombro, a strumentisti in erba (destri e mancini) di 5-6 anni.

Alle Medie, il D.M. 201/99 consente l’istituzione degli Indirizzi Musicali che, non di rado, vengono aperti dai giudici dei TAR. Per gli studenti più grandi, esistono la Legge n. 178 del 30/12/2020, art. 1, commi 510 e 511, che amplia l’Offerta formativa “classica” dei Licei Musicali col jazz e il pop- rock, e il Decreto Ministeriale n. 611 del 9/8/2017 che prevede il pop-rock in Conservatorio. Norme largamente inapplicate e inapplicabili, ça va sans dire, per motivi economici.

Parliamo di didattica. “Prendi e suona”, diceva Gino Stefani alla fine degli anni Settanta. E qui entra in gioco la scelta dello “strumento abbinato”, in terza elementare. L’Ottavo Circolo “G. Galilei” di Sassari, alcuni anni or sono, ha vissuto un’esperienza riconosciuta in ambito nazionale.

Gli alunni hanno frequentato un corso di Propedeutica musicale secondo il Metodo didattico “Pentagrammando”, con la possibilità di proseguire lo studio dei dodici suoni con strumenti “classici”, cioè conservatoriali.

Dieci di loro hanno scelto la tromba, dando vita a una Fanfara, gli “Ottoni all’Ottavo”; istruiti e diretti dal M° Antonio Mura del Conservatorio “L. Canepa”, si sono esibiti al Conservatorio di Cagliari per “Sa Die de sa Sardigna” 2012 e vantano la produzione di un CD, caso unico in Italia.

Dalla Propedeutica è nata anche una band pop-rock under 11, i “Play Boys”, che ha affrontato il pubblico con successo, come documentato da “La Nuova Sardegna”. L’uovo di Colombo? Lo “strumento abbinato”. Il terrore di non pochi docenti è la “non scelta” dello strumento da loro insegnato da parte degli alunni. All’ex Scuola Media annessa all’Istituto d’Arte “F. Figari”, in un gruppo di 11 allievi ben 7 scelsero l’oboe. E allora? Che ognuno suoni lo strumento pop-rock o jazz preferito e che si abbini uno strumento classico.

Gli Indirizzi Strumentali, dalle Elementari alle Medie, i Licei Musicali e i Conservatori creino delle “passerelle didattiche”, da uno strumento pop-rock o jazz a uno classico e viceversa. Bisogna curare strumentisti, cantanti e pubblico; è indispensabile formare i nuovi docenti di Musica per superare la monocultura del flauto dolce. L’emozione trascende generi e stili.

L’unica vera sconfitta è l’abbandono degli studi musicali. Suonare e cantare, anche non da musicisti eccelsi, produce risultati concreti e verificabili nella lotta al bullismo, al cyberbullismo, ai fenomeni di abbandono scolastico e di devianza giovanile. Quanto alla Musica da reinserire nelle Scuole Secondarie di secondo grado, sia relativamente alla pratica strumentale e vocale che all’ascolto, quantomeno negli indirizzi umanistici, si veda alla voce “Draghi-Bianchi”…

Antonio Deiara

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