“C’è urgente bisogno di provvedimenti educativi che rilancino la scienza nella scuola”. La richiesta proviene dal convegno “L’educazione scientifica nella scuola”, svolto il 28 gennaio a Milano, presso l’università Cattolica del Sacro Cuore, di fronte a 800 insegnanti, dirigenti scolastici e docenti universitari. Durante l’evento, organizzato dal Coordinamento Culturale Scuole Libere, cui fanno capo circa 200 istituti paritari riuniti in rete per affrontare le problematiche educativo-didattiche, e dalla Fondazione per la Sussidiarietà, i docenti hanno indirizzato il loro intervento attorno ad un’esigenza definita impellente: rilanciare il dibattito culturale attorno alla tendenza di “emarginare l’educazione scientifica, non solo in Italia ma a livello internazionale”.
“Stiamo assistendo ad un progressivo impoverimento dell’educazione scientifica nella scuola – ha detto Onorato Grassi, professore di Filosofia Medioevale all’università Lumsa di Roma, ma anche presidente del Coordinamento Scuole Libere e tra gli organizzatori del convegno – oggi i giovani non hanno più curiosità per la conoscenza, per la natura e di sapere come funzionano i fenomeni alla base del mondo”. Secondo il docente universitario la scarsa considerazione per la scienza è in linea con il declino dell’interesse per l’educazione e la formazione nel suo complesso: un’opinione espressa a chiare lettere da tutti i professori universitari intervenuti: “è cosa accertata – spiega Grassi – che la scarsa attenzione della scienza nei programmi scolastici possa essere inglobata al problema educativo in generale, che negli ultimi anni è praticamente andato in tilt: è un dato di fatto che le attuali generazioni di giovani non abbiano orami alcun interesse per la conoscenza in generale”.
A proposito dei rimedi da applicare, il professore di Filosofia Medioevale è convinto che qualsiasi iniziativa strategica, anche a livello ministeriale, necessiterà comunque di un forte coinvolgimento del corpo insegnante: “i professori, a qualsiasi livello, devono essere i propulsori del rilancio – dichiara Grassi – sono loro a dover indicare la strada per ritrovare entusiasmo, per motivare gli studenti nei confronti della scienza e della conoscenza. E per farlo i docenti devono essere preparati ed innamorati di ciò che insegnano”. Dal convegno emerge, a tal proposito, una forte indicazione di unità: “è giunto il momento – continua il professore universitario – di superare l’annoso quanto inutile conflitto tra cultura scientifica e cultura umanistica. Stiamo parlando di due ambiti che in realtà sono parte della stessa cultura: perché continuare stupidamente a tenerli divisi invece di unire le forze per indirizzarle verso un unico scopo che è poi quello dell’apprendimento della conoscenza?”.